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[SM=g1401887] Nella mitologia greca e romana, le sibille erano donne note per la capacità di profetizzare cadendo in uno stato di trance.
Secondo la leggenda, nell'antichità esistevano dieci sibille, sparse tra Egitto, Babilonia, Persia, Libia e Grecia. Avevano tutti nomi differenti, ma erano ugualmente chiamate sibille in onore della profetessa originale della leggenda greca, il cui nome era appunto Sibilla, e che si diceva fosse figlia di Zeus. [SM=g1399265]
Mentre quasi tutti gli indovini fornivano i loro servigi su richiesta, le sibille rivelavano invece le profezie quando erano colte dall'ispirazione, spesso scrivendole sulle foglie, annunciando le guerre, le tempeste pericolose, l'ascesa e la caduta dei sovrani e degli imperi. [SM=g1401887]
La sibilla più famosa era Amaltea, nota anche come sibilla cumana, sacerdotessa del dio greco Apollo.
In una leggenda narrata dal poeta latino Ovidio, Apollo si innamorò di lei, promettendole tutto ciò che desiderava.
La Sibilla indicò un mucchio di sabbia e chiesa di avere un anno di vita per ogni granellino. Apollo la accontentò, ma lei trascurò anche di chiedergli l'eterna gioventù, di conseguenza fu condannata a diventare incredibilmente vecchia e fragile. Alla fine si stabilì in una grotta sotterranea della città di Cuma, vicino Napoli, dove visse per un migliaio di anni.
La storia della sibilla cumana è un mito, ma le profezie a lei attribuite esistevano veramente. Formulate sotto forma di indovinelli, erano scritte su foglie di palma e riunite in volumi. Queste raccolte, che comprendevano sia vaticini sia suggerimenti sui modi di placare gli dei in circostanze critiche, furono consultate dal senato romano, finchè nell'83 a. C. andarono distrutte in un incendio. In seguito il senato inviò degli emissari a raccogliere le profezie in Sicilia e in Asia minore, per poi conservarle nel tempio di Apollo a Roma fino al 408 d.C. quando l'edificio fu distrutto.
La sibilla cumana continuò ad affascinare per molto tempo dopo la scomparsa dei suoi libri profetici. Nel Medioevo gli autori cristiani reinterpretarono e ampliarono le profezie attribuitele, in modo che sembrasse avere predetto la venuta di Gesù Cristo.
Il suo prestigio crebbe fino a eguagliare quello dei profeti del Vecchio Testamento, com'è magnificamente documentato dal suo inserimento, insieme con altre quattro sibille, negli affreschi di Michelangelo nella Cappella Sistina a Roma.