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The Evil

Ultimo Aggiornamento: 26/02/2008 14:48
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20/11/2007 19:17
 
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Era notte fonda quando la luce dell’ultima finestra del castello si spense in un soffio. Per rendere la stanza un po’ più suggestiva, Gea aveva acceso una candela sul comodino, diffondendo una luce tenue e calda nella sua camera da letto. La luce era tenue, e calda, sì, ma portava con se anche molti ricordi, un tempo belli.
Gea ricordava perfettamente le occasioni in cui si accendeva una candela in casa sua, ed era sempre alle feste o quando saltava la luce nell’abitazione. Da un buio pesto, con un’aria tesa e preoccupata, si avvicinava flebile una luce, una piccola fiamma che riaccendeva speranze e sicurezze negli animi, in particolare nel suo. E ad accenderla era sempre la mamma.
Un bel ricordo come questo, tenero e affettuoso, confortante nei momenti bui, si era trasformato in un ricordo triste, caratterizzato dalla solitudine e da un senso di vuoto interiore. La causa era il Padrone.
Spenta la candela, Gea si avvicinò alla finestra e il suo volto s’illuminò ai tiepidi raggi lunari che attraversavano il vetro che la separava dal resto del mondo. Il suo sguardo si gettò sulla foresta che si stagliava dinanzi al castello come una distesa verde e infinita, mentre il suo cuore volava sopra le cime degli alberi sognando libertà e vento fra i capelli, ma soprattutto libertà. Anche se il suo destino era così irrimediabilmente segnato che non era una grande conquista anche solo poter immaginare di essere libera.
Si allontanò controvoglia da quel sogno al sentire il verso del gufo, suo immaginario nemico. Con quei suoi solenni “uh-uh” la costringeva, ogni sera, a rinunciare a quel flebile piacere, a quella lieve e impercettibile gioia nel cuore che le rinnovava speranza, fiducia e voglia di svegliarsi la mattina successiva. In che cosa credesse, poi, talvolta non lo sapeva nemmeno lei.
La luna illuminava la stanza quel che bastava per non farsi male e muoversi tranquillamente tra i mobili. Prese una spazzola dal comodino e la fece sfilare fra i suoi capelli neri come lei sfilava nella stanza, a passi dolci e senza una precisa sequenza logica, come volteggiava una trottola. Nella sua mente suonavano semplici note di pianoforte, ricordo di qualche persona che le suonava quando lei era piccola. Si muoveva seguendole silenziosamente, in un movimento che in un certo senso poteva addirittura sembrare un ballo, simile ad un waler; purtroppo Gea non ne conosceva nemmeno il nome e non seppe mai dare una forma danzante a quella serie di movimenti che la liberava dall’oppressione della giornata.
Fra tutti i suoi volteggi, si fermò di fronte ad una porta. La sua stanza era comunicante con quella di Sheryl: coinquilina, amica, collega, rivale, alleata… talvolta anche sorella.
Sotto molti aspetti erano identiche e molto legate, ma sotto altrettanti altri erano l’esatto opposto. Un giorno erano incredibili amiche, quello seguente acerrime nemiche, pronte ad uccidersi a vicenda come due gatte randagie.
E il Padrone sapeva, e godeva.
Gea aprì cautamente la porta, per non svegliare l’amica, e la trovò seduta sul cornicione della finestra, il vetro rotto e gli infissi scorticati per poter passare. Non c’erano maniglie perché non potessero scappare.
- Ma che stai facendo! – esclamò Gea, avvicinandosi a grandi passi per impedirle di cadere – Lo sai che non si può!
Sheryl non la guardò nemmeno, ne parve avesse ascoltato le sue parole. Era ancora lì, imbambolata a fissare lontano, qualcosa d’irraggiungibile. Un vento d’aria gelida aveva pervaso entrambe le stanze ed entrambe le ragazze avevano le guance rosse per l’esposizione a troppa aria dopo mesi di astinenza.
- Vieni via, prima che ti scoprano…
- E chi vuoi che mi veda?Il gufo? – rispose finalmente l’altra, mentre stancamente dava retta al consiglio e s’accingeva a scendere. Aveva una mano bendata malamente con una strisciolina di stoffa strappata dalla camicia da notte, ed era tutta insanguinata. Doveva aver rotto il vetro con un pugno.
- Inutile fare la spiritosa – ribatté Gea acida – Tanto ormai il danno è fatto. Che credevi di fare, eh? Ti vuoi far ammazzare?
Sheryl le sorrise. Sapeva perfettamente che non poteva morire, lei. La guardò da capo a piedi, come per alleviare la tensione che le cresceva dentro nonostante fosse in lotta col suo corpo per non tradirsi con nessun espressione. Gea indossava la sua stessa camicia da notte, rosa invece che azzurra, e portava sempre un paio di calzine di cotone perché era freddolosa. Aveva i capelli scompigliati al vento, con riccioli fuori posto ovunque. Il suo volto era sereno, anche se arrabbiato. Non sorrideva, ma non poteva neanche perdersi in una sciocchezza: l’aveva detto lei stessa, il danno ormai era fatto.
- Se la cosa ti preoccupa tanto, sappi che la colpa è interamente mia, quindi me ne prenderò ogni responsabilità e..
- Lo sai benissimo che non è così! – sibilò l’altra, assottigliando gli occhi in due fessure – Il Padrone ti…
- Non m’importa niente del Padrone! – sbottò Sheryl, con ampi gesti delle mani - Quante altre cose può portarmi via, quanto altro dolore può infliggermi? Non ho più nulla da perdere, quindi tanto vale godersi un pochino di vita, un semplice soffio d’aria fresca dopo mesi passati qui dentro, rintanati come topi!
Gea la guardò a testa alta, col naso all’insù, come una che snobba qualcun altro. Non approvava quel genere di discorsi, ma in cuor suo sapeva che aveva ragione. Sheryl non aveva più niente al mondo per cui vivere, e il destino voleva che fosse incapace di morire. Era un particolarità di alcune creature magiche, una particolare maledizione che impediva di morire in qualsiasi circostanza stesse per accadere; e Sheryl era una di queste creature, come aveva abilmente intuito il Padrone qualche anno prima. Gea comprendeva il suo dolore e non poteva fare altrimenti. Quella che aveva davanti ne aveva passate così tante che non era più nemmeno classificabile come Creatura Umana Incapace di Morire. No, quello lo era alla nascita. Da quando il Padrone l’aveva presa con sé nel castello, era diventata velatamente una creatura aliena, qualcosa d’indescrivibile. Giovanissima, appena sulla ventina, ma così magra e segnata dalla vita che sembrava potesse avere cent’anni.
Calò il silenzio tra le due ragazze. Sheryl si attorcigliò nervosamente una ciocca di capelli attorno all’indice e si voltò verso la finestra, con lo sguardo posato lontano; Gea invece deglutì a forza e si limitò ad osservarla, come a volerne carpire i pensieri nella testa.
La sua amica aveva lunghissimi capelli di un tonalità castana molto opaca, resa tale dalla totale mancanza di luce di un paio d’anni prima; erano leggermente mossi, poco curati. La sua pelle era di un bianco quasi innaturale per lo stesso motivo dell’opacità dei capelli, ed era piena di graffi e lividi; nei suoi occhi azzurri come il cielo di prima mattina ci si poteva perdere per la solitudine che trasmettevano, e per il gelo che ti perforava le ossa quando li fissavi. Era anche per questo che molti nemici scappavano di fronte a lei, non solo per la sua potenza e le sue capacità magiche smisurate.
Annuì ai suoi pensieri ed uscì dalla stanza, non curante che Sheryl si fosse di nuovo seduta sulla finestra dondolando le gambe sul lato esterno del castello.
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20/11/2007 20:05
 
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lisco e regolare...brava XD
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20/11/2007 20:21
 
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mi è piaciuto molto è come ha detto fans è liscio e regolare...brava!!=DD
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Smetterò di amarti solo quando un pittore sordo riuscirà a dipingere il rumore di un petalo di rosa cadere su un pavimento di cristallo di un castello mai esistito ...Jim Morrison...
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20/11/2007 21:37
 
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Grazie! ^_^
Questo era il primo capitolo, se volete metto subito il secondo..
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20/11/2007 23:03
 
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oh yes ^^
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21/11/2007 18:03
 
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Ma è una storia che vi piace, che ne pensate..?
[SM=g9397] Simo puoi mettere come sottotitolo alla discussione "Se vi impressionate facilmente e non vi piaciono le persone sadiche e crudeli questa storia non fa per voi.." ?? [SM=g10744] Grazie!

Ecco il secondo capitolo, il primo s'intitolava "Nel Castello"; questo " Esercitazione / Micah"

Spero vi piaccia! [SM=g10631]




Sheryl si svegliò che i raggi del sole ancora non erano del tutto comparsi da dietro la scura foresta sterminata che circondava il castello e che si stendeva in tutta la sua imponenza davanti alla finestra della stanza della ragazza.
Si passò le mani nei suoi lunghi capelli opachi e nel seguirli fino alla punta si stiracchiò le braccia pigramente. I suoi occhi chiarissimi e innaturali scrutarono l'orizzonte, ma un secondo dopo erano semplicemente puntati lontano, sognando di essere laggiù con loro.
Spostò con delicatezza il lenzuolo di tessuto grezzo e rabbrividì scoprendo le gambe, ossa sotto pelle.
Meno di un minuto dopo Sheryl era già pronta nella sua divisa bianca dai bordi blu scuri. Una fascia dello stesso colore dei bordi separava la giacca dai pantaloni e di quel blu scuro era anche l'elastico che teneva al loro posto in una treccia i capelli. Al collo aveva una catenina minuscola, con appeso un ciondolo a forma di lacrima, rubino color del sangue.
S'udirono due giri di maniglia e alla porta comparve Gea, l'unica compagnia di Sheryl in quell'immenso palazzo.
- Ben svegliata! - esclamò esibendo un enorme sorriso smagliante – Come va?
Se Sheryl le avesse gettato una secchiata d'acqua gelida addosso avrebbe avuto una reazione migliore.
- Va beh, ho sentito che il Padrone ti vuole nel suo studio. - fece un cenno alla porta, ma l'altra ragazza non parve comprendere il messaggio. Era rimasta perfettamente immobile. Gea indurì la sua espressione, il sorriso scomparve e, digrignando i denti, - Su-bi-to!
-D'accordo, vado..
Ogni volta che si muoveva lo faceva con pesantezza e controvoglia. Era il suo modo pacifico per esprimere che quella vita le faceva schifo. Immensamente schifo.
I primi tempi usava esprimere quel concetto cercando disperatamente di distruggere più ale possibili del palazzo, anche se ogni volta veniva regolarmente presa e rinchiusa senza tante cerimonie in un sotterraneo, e lì lasciata dimenticata da tutti anche per mesi. Poi la facevano uscire, il Padrone le faceva la solita lavata di capo e tutto tornava normale. Lei tornava una normalissima bambola. Qualche mese dopo aveva un'altra crisi e la storia si ripeteva.
La musica era sempre la stessa, ma il disco si frantumò dopo che il Padrone la lasciò nei sotterranei per più d'un anno, senza vitto ne igiene. Ne uscì profondamente cambiata. Le ci vollero due mesi perchè riprendesse conoscenza del sole, e ancora le dava qualche fastidio.
Nel palazzo tutti avevano una paura tremenda del Padrone, ma non erano pochi quelli che lo ammiravano per portamento, autorità e potenza. Soprattutto per la potenza.
Quando passava per i corridoi tutti cercavano il più possibile di essere invisibili e di non intralciarlo, mentre ogni volta che chiedeva che qualcosa venisse fatta scattavano come molle per eseguire l'ordine. Lo stesso atteggiamento il personale lo assumeva con Sheryl, e sempre per gli stessi motivi.
Era anche lei molto potente, e in giro si mormorava che fosse persino più forte del suo stesso Padrone.
A passi rapidi e decisi scese le scale della torretta in cui domivano lei e Gea e percorse tutti i corridoi prima di arrivare alla porta dello studio del Padrone. Lì davanti vide una ragazzina esile e molto giovane, non ancora sviluppata, fremere davanti ad una pila di piatti rotti che le erano caduti. Non appena scorse Sheryl la sua rapidità nel raccogliere i cocci si decuplicò e filò via all'istante chiedendo scusa fino a che non era più nel suo campo visivo. Sheryl scosse la testa tristemente e bussò alla porta.
Rispose una voce dal timbro forte. - Avanti.
La porta era di marmo sottile e s'aprì solo utilizzando una buona dose di forza. Era stata progettata per impedire l'accesso ai seccatori, perchè il Padrone sosteneva che chi non avesse la forza per decidere della sua vita senza coinvolgere gli altri non era neanche in grado di entrare al suo cospetto.
- Oggi andremo in missione. Sei contenta?
La poltrona era girata verso l'ampia vetrata che dava luce alla stanza e che mostrava ancora una volta la foresta. Erano al terzo piano del palazzo e si poteva benissimo vedere anche una parte del giardino sottostante. Dal lato destro della poltrona comparve una mano che reggeva un calice di una sostanza simile a latte argenteo. Si vedevano anche le gambe accavallate dell'uomo e una ciocca dei suoi capelli grigi che, alla luce del sole, apparivano bianchi.
La ragazza rimase leggermente interdetta dalla sua frase. Non si sarebbe aspettata ne convenevoli ne qualcosa di gentile, ma l'idea di una missione, per di più insieme.. solitamente le faceva da sola, e neanche di recente. Rispose allo stesso modo.
- Qual'è la missione?
- Un gruppo di gente a cui non piaciamo..
- L'esercito del Re?
- .. anche chiamato così, esatto.. - aggiunse con un gesto della mano di sufficenza.
Sheryl rimase sulla porta, mordendosi il labbro inferiore. Non aveva nulla da dire in contrario.
La poltrona si voltò di scatto e l'uomo le puntò addosso i suoi penetranti occhi neri. - Possiamo andare.
Posò il calice sul tavolo con irruenza mentre si alzava; una goccia del liquido biancastro schizzò sul dorso della sua mano. Senza troppe cerimonie lo leccò via, poi guardò di sottecchi la ragazza, sempre immobile accanto allo stipite.
- Ho ripensato – esordì mentre si sitemava la camicia e afferrava la parte superiore della sua divisa, molto simile sotto ogni aspetto a quella di Sheryl – Ho ripensato alla tua condizione attuale.. da quant'è che non esci dal palazzo?
- Non metto piede neppure nel giardino da 4 mesi, 2 settimane e 3 giorni – rispose prontamente lei.
Il Padrone si bloccò per un istante a quella risposta immediata e precisissima. Si allacciò un bottone con noncuranza e sistemò la banda che divideva diagonalmente il suo petto.
- E in missione? Da quanto?
- Da due mesi dopo che sono uscita dai sotterranei.
- Bene. Oggi azzereremo il contatore, allora. Ho bisogno di te perchè pare che siano davvero molte guarnigioni e ben scelte, non i soliti soldatucoli, contadini con in mano uno stupido fucile..
- Non se ne possono occupare i tuoi soldati?
Si stava riferendo ai cosiddetti “prigionieri” che il Padrone di tanto in tanto faceva tra i nemici più forti che gli si paravano davanti. Solitamente gli eserciti del Re erano piuttosto deboli in confronto a Sheryl, ma ongi tanto un esercito risultava esser messo meglio di altri e il Padrone decideva di prendere qualche soldato in “prestito”, come lo chiamava lui, per metterlo dalla sua parte. Ogni volta che c'era un esercito invadente non scendevano in campo personalmente ne lui ne Sheryl, ma venivano mandati avanti i suoi soldati, dopo averli ricoperti di uno speciale incantesimo che li rendeva infuocati, e quindi impossibili da attaccare per qualsiasi essere umano normale che si sarebbe ustionato al contatto.
- Detesto ammetterlo ma sono in minoranza.
E dopo uno sguardo gelido Sheryl capì che la discussione era terminata.


Il fango schizzò sui suoi pantaloni e rese ancora più indistinguibili le sue scarpe da ginnastica. I lembi del suo mantello strisciavano a ritmo della sua camminata stanca e la pioggia che cadeva fitta non lo aiutava di certo. Lui era stanco, erano ore ormai che vagava in quelle condizioni, non avrebbe retto ancora a lungo.
La sua grande speranza venne animata dall'avvistamento di alcune abitazioni, poco distanti dal bordo della foresta che lo aveva ingabbiato per giorni. Trovando in quella visione le forze necessarie a progesuire, Micah accelerò il passo ma una radice nascosta lo fece precipitare con la faccia a terra. Non per questo scoraggiato si alzò a sedere e si tastò il corpo per controllare che tutto fosse a posto. Che non avesse perso o rovinato un oggetto particolare..
Dieci minuti più tardi la foresta gli era alle spalle e le case erano diventate un paese di modeste dimensioni, con tanto di bar e poste.
Si rifugiò sotto il porticato dell'abitazione dello sceriffo, sperando di poter essere accolto da lui in quella notte di lupi, ma ben presto scoprì, grazie ad un passante, che se voleva trovarlo doveva andare al bar.
- Ragazzo! - sentì urlare dietro di lui non appena ebbe messo piede su uno scalino del portico del bar – Non osare metter piede in nessun edificio del paese, se sei un fuorilegge.. e ne hai tutto l'aspetto. Sei fuggito, per caso?
Micah alzò stancamente la testa verso l'uomo. Lo vide appoggiato al muro mentre fumava una pipa. Aveva il volto rosso, come se avesse bevuto troppo. Doveva esser uscito per una boccata d'aria.
- Non sono un fuorilegge. Sto solo cercando un posto dove stare stanotte, e una persona.
- In questo caso, benvenuto a Mervel ragazzo! Sono lo sceriffo, quindi se mai dovessi sgarrare, sappi che dovrai vedertela con me! - ed esibì un sorriso da furbastro. Avrà avuto una sessantina d'anni, ma aveva tutta l'aria di saper fare bene il suo mestiere.
- ..grazie signore.. posso chiederle dove potrei passare la notte? Sono molto stanco, è da tutto il giorno che vago nella foresta e..
- Con questo tempaccio? Buon Dio, figliolo, sei forse ammattito?
Micah sospirò e approfittò della chiaccherata per risposarsi sedendosi sui gradini. - Non so neanche io cosa stia succedendo, quel che è certo è che sto cercando una persona.. beh, in realtà anche un altro gruppo di gente, visto che non stavo viaggiando da solo..
Il vecchio prese posto accanto a lui e fece un'altra tirata di pipa. Il fumo venne abbattuto dalla piggia quasi ancor prima che potesse uscire dal camino.
- Ti ospiterò io, promesso. Ho un paio di letti che potranno fare al caso tuo.. ma pensa, ha anche l'imbarazzo della scelta, ah! Però in cambio.. - ruotò la pipa e gettò via il tabacco bruciato - .. voglio che mi racconti la tua storia. Che ne dici?
Micah non sapeva veramente se essere felice o meno.


- Non ti nasconderò che il mio scopo qui è di controllare quanto tu sia effettivamente capace, Sheryl. E' davvero tanto tempo che non ti eserciti..
La ragazza soffocò una risata amara. Le missioni erano sempre un eliminare qualcuno, possibilmente più di 10 persone alla volta, e adesso, di fronte ad un esercito di 4 scheramenti, osava chiamare l'imminente massacro di massa “esercizio”..
La risata sarebbe stata amara, ma il suo cuore sprofondò ugualmente nella tristezza. Quei soldati, almeno, potevano morire.. li vedeva già tremare dentro le loro ridicole armature. Lei li avrebbe sbaragliati in meno di un'ora e la sua massima copertura vestiaria era la giacca, di tessuto pesante perchè era un giorno invernale. Presto sarebbero cadute le prime nevi..
Iil Padrone trovò una roccia sporgente per sedersi, e si mise comodo. Sheryl rimase immobile come se non se ne fosse accorta. - Puoi cominciare con quelli in mezzo, direi.. è più interessante vedere i soldati in preda al panico.. almeno avranno qualche brivido prima di andarsene, non trovi?
Gli occhi di Sheryl si ridussero a due fessure, le loro pupille s'iniettarono di sangue. - Assolutamente.
Osservò per bene la sistemazione dei soldati: 8 file da 10. 80 in tutto per schieramento, e lì davanti a lei ne aveva ben 4. 3200 soldati in tutto. Utilizzando i suoi poteri riusciva a visualizzarli uno per uno, e anche ben distintamente. Uno si stava soffiando il naso.
Cercò di fare mente locale e visualizzò solo le file numero 4 e 5, quelle centrali, per l'appunto.
Fece qualche passo in avanti, i soldati della prima fila la videro. I comandanti gridarono di mettersi in difesa e partì un comando anche per alcuni maghi che, dalle retrovie, attivarono delle barriere protettive per neutralizzare i primi attacchi nemici, che erano sempre i più sbaraglianti. Poi si sarebbero ripresi e sarebbero andati al contrattacco. Sì, si ripeteva il comandante, sarebbe andata proprio così. Vide la ragazza e subito capì chi era. Ebbe la sensazione di essersela fatta nei pantaloni.
“I soldati delle file che ho scelto sono più tranquilli.. meglio per loro. La barriera copre fino ad un'altezza e profondità di 50 metri. Ingegnoso.. ma piuttosto scarso.”
Sheryl si era abituata ad avere una mente fredda e calcolatrice. A 200 metri circa dalla prima fila si fermò, puntò a terra i piedi e urlò a pieni polmoni – Il sommo Heebritvi offrela possibilità di salvare la pelle! Arrendetevi e tornate a casa!
Il comandante udì alle sue spalle molti consensi a quella proposta, e pure lui sperava di poter tornare a casa dalla moglie incinta. Guardò lo schieramento alle sue spalle, e gli stemmi luccicanti sulle loro divise. Voltò il cavallo e incoraggiò i suoi.
- Non fatevi tentare da quella strega, noi non torneremo a casa, noi combatteremo perchè chi vi abbiamo lasciato possa avere un futuro! Un futuro in cui regnino pace e serenità, in cui i nostri figli possano crescere e vivere come è meglio per loro, e come vogliamo che sia! Combatteremo!
- Sì! - urlarono gli altri comandanti.
- Combatteremo!
- Sì!! - urlarono i soldati all'unisono.
Il morale delle truppe s'alzò moltissimo all'udire quelle parole, era un concetto che premeva su tutti loro e dopo quel discorso erano pronti a dare il meglio per proteggere i loro cari. Volarono alcuni berretti, le urla si fecero sempre più forti, i sorrisi sempre più vivi. Sembrò persino spuntare il sole tanta speranza c'era nell'aria.
Tutta quell'esplosione di vita e motivazioni fece scattare qualcosa nel petto di Sheryl e le file designate, non solo dello scheramento centrale, crollarono a terra contemporaneamente.
Per i soldati e i comandanti fu un fulmine a ciel sereno. Un soldato della terza fila ebbe il coraggio di controllare come stessero i soldati dietro di lui. Gli cadde il fucile di mano e il suo rumore metallico creò una spaventosa consapevolezza nell'animo di tutti i presenti. Erano tutti morti, senza una goccia di sangue fuori dal corpo.
Lo sgomento raggiunse anche le frange più estreme dell'esercito. Un ghigno soddisfatto si disegnò invece sul volto della ragazza.
Il comandante che aveva fatto il suo discorso vincente qualche secondo prima aveva ancora gli occhi spalancati quando si voltò a guardarla. -..merda...
Sheryl alzò una mano parallela al terreno, si sitemò meglio in piedi e anche le ultime due file, le numero 7 e 8, crollarono a terra, stavolta con i petti lacerati da artigli invisibili. Si rivoltarono tutti nei propri laghi di sangue. Qualche soldato della sesta fila, esattamente in mezzo alle tre appena decedute, si lasciò scappare urla di terrore; altri disertarono lanciando via le armi e farfugliando qualche maledizione alla strega.
Sheryl puntò la mano contro gli schieramenti alla sua sinistra, ma conservò il loro terrore eliminando le prime tre file degli schieramenti opposti, pur senza muovere un muscolo. Le era bastato focalizzarli con la mente per segnare anche loro, stavolta con un soffocamento fulmineo.
I cavalli dei comandati s'imbizzarrirono, turbati da quella presenza demoniaca là attorno e così fecero anche tutti gli altri soldati dell'esercito.
- Ma come.. è già crollata la loro sicurezza?
Sheryl si stava divertendo un mondo. Aveva rabbia e odio e sgomento incanalati in lei da anni, ormai, e questo accresceva il suo potere sempre più. Era irrefrenabile. E sadica. Ma una voce sconvolse il suo delirio.
- Ora basta, Sheryl. - Heebrit, il Padrone – Falli fuori, ho visto quel che m'interessava. Andiamocene.
Il comandante vide in lontananza una figura vestita di bianco che s'alzava e si allontanava. La ragazza si era voltata verso di lui per il tempo che aveva parlato, poi era tornata ad occuparsi di nuovo dell'esercito.
Alzò entrambe le braccia, puntando le mani con le palme al cielo, parallele al terreno. Le divisioni più lontane dei soldati vennero sollevate in aria nell sconforto generale; i soldati a terra erano paralizzati dalla paura e quelli che non lo erano cercavano una via di scampo nella fuga. La treccia di Sheryl vibrò e le sue mani si tesero verso il cielo. I soldati in aria raggiunsero l'altezza di 50 metri o forse più, e nei secondi successivi alla loro librazione vennero gettati a terra di schianto addosso agli altri loro compagni.


Lo sceriffo si gettò nella sua poltrona e alzò goffamente un braccio per afferrare la sua tazza di the. Micah, seduto sulla sedia dall'altra parte della scrivania, fece altrettanto.
- Allora.. laggiù ci sono i letti su cui puoi passare la notte. Ovviamente ne dovrai scegliere uno..
Il ragazzo si voltò a guardare di quale portata fosse l'imbarazzo della scelta: i “letti” non erano altro che brande e la differenza consisteva semplicemente nel lato che la finestra con le sbarre dava sulla strada. Erano due celle per i prigionieri.
- Beh, la ringrazio molto per l'ospitalità, signore. - disse, prima di strozzarsi con la bevanda.
Lo sceriffo annuì compiaciuto. - Ora puoi raccontarmi la tua storia.
Micah si sistemò la coperta sulle spalle e prese la tazza a due mani, sulle gambe.
- Io non sono nato qui.. cioè, non in questo paese, ovvio.. vengo dall'altro Mondo.
L'uomo lo guardò con più attenzione.
- Fin da piccolo mio nonno mi ha raccontato dell'esistenza di questo posto e spesso lo accompagnavo da queste parti per le sue faccende.. non so di preciso cosa facesse, ma mi piaceva stare qui, imparavo anche qualche incantesimo..
Sospirò fissando le tavole del pavimento. Il fuoco nel camino scoppiettò allegramente. Bevve un altro sorso di the e riprese il suo racconto. Lo sceriffo lo stava ascoltando pazientemente.


- Ci hai messo relativamente poco tempo, Sheryl. Brava. E il panico tra i soldatini è stato.. molto esaltante. - Heebrit sorrise compiaciuto.
Sheryl si sedette su una delle sedie imbottite di fronte alla scrivania del Padrone e afferrò uno dei suoi soprammobili in pietra rigirandoselo fra le dita.
- Come hai terminato gli ultimi?
- Li ho fatti schiantare gli uni contro gli altri. - rispose senza alzare lo sguardo dall'elefantino bluastro che torturava con calma facendolo passare di mano in mano.
Gea, in piedi accanto allo stipite della porta metallica dei sotterranei, emise un'impercettibile gemito.
Il Padrone non se ne curò affatto. - Deve averti sottratto una buona quantità di energia. - Un po'.
L'uomo si sedette nella sua poltrona e spostò lentamente lo sguardo da Sheryl, all'elefantino con cui giocherellava svogliamente, a Gea. - La prossima volta che ci sarà un esercito simile andrete in missione voi due. Sarà la prova di Gea, contenta?
La ragazza sentì un fremito lungo tutto il corpo e la bocca le diventò all'improvviso secca.
Non s'udì la sua risposta.
Heebrit continuò a fissarla pazientando.
Sbatteva le palpebre nervosamente e non riusciva a controllarsi. Non aveva mai avuto il coraggio necessario ad uccidere, tanto meno per sterminare così tanta gente. Aveva ancora un cuore, dopo tutto. Gli altri due individui nella stanza no.
Sheryl continuava a rigirarsi fra le dita l'elefantino, tormentandogli la coda e seguendone l'attorcigliamento con un indice bianco.
Gea abbassò lo sguardo a terra, poi sentì rumore di qualcosa che si framtumava. Alzò lo sguardo e vide la sua amica con piccole scheggie di pietra bluastra in mano. La forza del pensiero.
- Allora? - il Padrone si gettò indietro sullo schienale, senza mai staccare gli occhi dalla ragazza. Se li sentiva passare su ogni centimetro del corpo, sentiva le sue occhiate come vampate ogni volta che pretendeva qualcosa di impossibile da lei.
Inspirò profondamente, resa nervosissima da quella situazione. Aveva anche iniziato a sudare.
Annuì in silenzio.
Quella notte non riuscì a dormire. Nella sua mente coscienza e egemonia del Padrone si stavano dando battaglia su ogni fronte. Alla fine la mattina la sorprese col volto rigato di lacrime. Quanto invidiava Sheryl, lei non aveva tutti quei problemi.
Lei non aveva più un cuore.



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vo a fare la doccia....dopo vedo
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22/11/2007 15:59
 
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mmm.. bello.. ma potrei fare anche io una cosa del genere?
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prova a toccarmi!
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Re:
=Shark Attack=, 21/11/2007 18.03:

Ma è una storia che vi piace, che ne pensate..?
[SM=g9397] Simo puoi mettere come sottotitolo alla discussione "Se vi impressionate facilmente e non vi piaciono le persone sadiche e crudeli questa storia non fa per voi.." ?? [SM=g10744] Grazie!





l'ho fatto io [SM=g1343685] [SM=g1343696]
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Smetterò di amarti solo quando un pittore sordo riuscirà a dipingere il rumore di un petalo di rosa cadere su un pavimento di cristallo di un castello mai esistito ...Jim Morrison...
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22/11/2007 16:40
 
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Grazie Stefy, sei un tesoro!!! ^_^
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^__^
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è molto bello...sei brava, complimenti ^^
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22/11/2007 20:21
 
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finalmente ho trovato il tempo per leggerlo..brava [SM=g9313] [SM=g9313] [SM=g9313]
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*_* Grazie! (ciò vuol dire che prima non avevate letto una mazza?? è.é)
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23/11/2007 14:49
 
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noooo...prima mi ero letta il primo capitolo...poi però non ho avuto tempo per il secondo =DD
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23/11/2007 21:35
 
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... hai scampato una terribile morte, sei fortunata.. ^^"

cmq.. nessuno mi dice nulla? come vi sembrano i personaggi, un po' di opinioni! mi servono per sapere come andare avanti con la stesura!
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24/11/2007 16:41
 
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non so cosa dirti...io non cambierei niente mi piace così ^__^
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24/11/2007 17:57
 
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Allora a breve posterò il terzo capitolo, ma prima lo devo ancora scrivere..!
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24/11/2007 20:19
 
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[SM=g1343679] [SM=g1343679]
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ankora la terzo stai?
quanto sei lenta XP

scherzo....dopo le mie 140 pagine andate a fumo la voglia di scrive è svampata XD
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