Scriviamo una Storia tutti insieme

La vallata era illuminata da piccoli barlumi che si facevano spazio tra le cavità dei nuvoloni. Questi minacciavano l'avvenire di un temporale, che per ora era preceduto da una delicata acquarugiola. Il sublime panarorama che si estendeva oltre la collina era caratterizzato da un fiorire di innumerevoli vegetazioni, che si estendevano come macchie cromate su una soffice stoffa ondulata. Mentre attraversavano le vie poco praticate dei sottoboschi, ogni tanto intravedevano delle fattorie, tutte recitante e con grossi terramani di concime sparsi ovunque. Vari terraioli svolazzavano da un campo all'altro e l'aria era intrisa di mosche e moscherini.
Vecchi e brutti signori, muniti soltato di rozzi abiti e di un rastrello, si accostavano a Sushel, comunicandole all'orecchio lascivi commenti di dubbia moralità, ma appena si faceva strada il marito, Daimon, si ritiravano a lavorare ai campi. Ogni tanto facevano camminare la bambina, ma quando questa mostrava segni di stanchezza, subito Diamon la prendeva in braccio.
Chissà come mai erano così affezzionati a lei?
Quando Sushel ricordava l'orrendo sigillo al quale era stata maledetta, l'ira la scuoteva e si segnava anche di rammarico verso il marito. Non poteva avere figli, per via del sigillo e quando guardava la bambina...

non poteva fare a meno di provare un sentimento per lei molto simile a quello provato da una madre, tuttavia ricordandosi di quello che era avvenuto nel tempio sentiva dentro di se nascere un senso di inquietudine come se quell'esserino dall'aria così innocua potesse da un momento all'altro saltarle addosso uccidendola.

Il buio scese velocemente sulla campagna e lontani, ma repentini tuoni echeggiarono per la vallata, e ciò non preavissava nulla di buono.
Purtroppo dovevano ancora attraversare vari miglia per raggiungere la piccola fattoria che avevano acquistato tempo addietro e dovevano inoltre attraversare una città di li. Temprarono l'animo e accettarono l'idea, se così una scelta forzata poteva essere chiamata, di dover restare a dormine in una grotta che avevano fortunatamente scoperto nel sottobosco. Raggiunta così una piccola fattoria e chiesto del cibo per la bambina, ritornarono al sottobosco. Coricarono la bambina dentro un sacco di patate che avevano anch'esso lemositato e dormirono affianco a un fuocerello magico.
La vita non prospettava per loro nulla di facile.

Finalmente la prima tappa del loro viaggio era raggiunta, Posca.
Finalmente si sarebbero riposati un po'.
-Allora, cosa facciamo, riposiamo o continuiamo?-chiese Sushel.
-No, meglio riposare, la bambina è stravolta...Dove possiamo andare?-
-Io ho una cugina che abita nella periferia, è da un po' che non la vedo e sarà felice di accoglierci-
-Bene finalmente un letto degno di questo nome...-
Sushel si mise a ridere, era da quattro giorni che non rideva e aveva la bocca un po' indolenzita.
La bambina non aprì bocca, era troppo stanca per ridere. Durante tutto il viaggio non aveva quasi mai parlato, all'inizio si erano preoccupati ma poi avevano capito che c'era il padre, vero o finto che fosse, a tenerle compagnia.
Iniziarono a camminare verso un lato della città sperando di trovare subito la casa, la memoria fa brutti scherzi, soprattutto quando non si mangia da due giorni...

Le strade affollate rendevano tutto più confusionario.
Le tipiche case affilate e tutte uquali rendevano la ricerca molto più difficile. Anche con la massima oculenza possibile sarebbe stato difficile trovare la casa della cugina. Sushel ricordava poco dell'infanzia passata a vivere insieme alla zia nella casa che ora stavano cercando. Però, con uno sforzo incredibile, riuscì a ricordare uno spazioso giardino al retro dell'abitazione. Un enorme porticato che si affacciava davanti e un carino campanello rosa vicino alla porta. Lo zio di Sushel era morto molto tempo prima della nascita della nipote, pertanto fu la zia a curare l'aspetto della casa e le finanzie dell'attività commerciale che avevano tempo fa aperto insieme. Pertanto la casa era palesemente abbellita con tocchi femminili.
Mentre cercarono di uscire da una massa di gente che si era affollata attorno a un bancone del mercato che probabilmente esponeva qualcosa di interessante, Sushel intravide la casa che stavano cercando.

Il campanello rosa della casa era sparito. Ora c'era una normalissima campana di bronzo con un lungo batacchio dello stesso.
Suonarono... Nessuno.
Riprovarono... ancora niente.
- Ffuufff... mi sa che dovremo aspettare...-
Sushel prese la bambina e si accasciò accanto alla porta.
-Behh...- disse - Non è come il letto che speravi, ma per riposare ci accontenteremo...-