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Molto popolare nelle leggende medievali mediorientali e europee è la figura del Golem, statua di fango modellata sulle sembianze umane cui la magia dei Rabbini ebraici è in grado di infondere la vita.
La leggenda nasce dal Talmud, un libro sacro ebraico.
Questo essere, plasmato nell'argilla, trae la vita dal potere della parola.
Il termine ameth, che significa verità, viene inciso direttamente sulla fronte del Golem o scritto su una pergamena ad essa legata.
Quando invece il Rabbino cancellava la lettera iniziale, chiamata Aleph, i rimanenti simboli componevano una nuova parola: meth, che significa morte;
così la creatura tornava ad essere semplice argilla.
Il Golem era dotato di una straordinaria forza e resistenza ed eseguiva alla lettera gli ordini del suo creatore di cui diventava una specie di schiavo, tuttavia era incapace di pensare, di parlare e di provare qualsiasi tipo di emozione perché era privo di un'anima e nessuna magia fatta dall'uomo sarebbe stata in grado di fornirgliela.
Inoltre aveva la cattiva abitudine di crescere progressivamente fino a raggiungere dimensioni enormi, così ad un certo punto il suo creatore era costretto a distruggerlo perché a causa della sua mole diventava incontrollabile.
Due cose molto importanti vanno sottolineate nel mito di questo mostro.
La prima è l'innegabile analogia con il racconto della Genesi nell'Antico Testamento, dove si narra che Adamo fu plasmato nell'argilla.
Infatti i Cabalisti ritengono che il primo uomo fu effettivamente un Golem per i primi istanti della sua vita cioè fin quando Dio non soffiò in esso l'anima.
Il secondo elemento è la straordinaria anticipazione da parte della tradizione ebraica del moderno concetto di "robot", l'uomo-macchina di cui il Golem è sicuramente il primo antenato(figoo [SM=g10322] ).