ok... stroncate, fate tutto quello che volete, tanto è solo da migliorare XD
è l'inizio della mia storia non riguardante i draghi (quella la custodisco gelosamente
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Faceva caldo. Il cielo era ricoperto da nuvole plumbee, pesanti, e ad intervalli regolari, un fulmine si abbatteva dal cielo sulla foresta. Non aveva mai visto tanti alberi in una volta, ammassati e vicini, ricoperti di neve solo in parte. Guardarli dal suo punto di vista faceva impressione. Pochi lembi di terra, ricoperta da uno strato fitto di muschi, apparivano come squarci tra i pini. Notò un fiume farsi largo a fatica fra i rami che pendevano ricurvi, appesantiti dalla neve. Più in lontananza, una catena di montagne divideva il territorio come una spina dorsale, snodandosi tra villaggi e colline.
Una musica dolce cominciò a fluttuare nell’aria, calma, serena, gioiosa come gli uccelli in primavera. Note flautate aleggiavano leggere; sembrava di poterle toccare. Si voltò, cercando con lo sguardo la fonte del suono. Si trovava su una sporgenza della grande montagna delle Caverne, in prossimità di quella in cui avrebbero alloggiato per la notte. Suo fratello Jack, i piedi penzoloni verso il dirupo, fischettava nel flauto di Pan una melodia conosciuta, e lei si mise a canticchiarla assieme a lui.
I due sconosciuti apparvero dal buio della caverna, pallidi. Uno era alto e magro, ed aveva folti capelli brizzolati; l’altro era muscoloso, non molto più alto di lei, con dei baffi corvini e la testa calva. Le si avvicinarono, e lei arretrò subito in direzione del fratello minore. Questo continuava a suonare, impassibile, sordo ai pesanti passi dei due uomini.
Prima che se ne accorgesse, la presero per le braccia, sollevandola di peso scagliandola verso la grotta. Cadde dolorosamente a terra, una smorfia di dolore e rabbia sul viso e gli occhi chiusi. Quando li riaprì, gli sconosciuti si stavano avvicinando a Jack, che ora li guardava spaventato. Con un grido di rabbia, si scagliò contro quello alto. Caddero assieme, in un groviglio di calci e pugni, paurosamente vicini allo strapiombo. L’uomo le tirò un pugno sul viso, e lei per un secondo rimase incosciente. Si scosse dal torpore e guardò Jack. L’altro uomo l’aveva preso e legato, e la guardava con soddisfazione. Si dimenò per liberarsi e si alzò in piedi un attimo prima dell’aggressore, che le corse incontro, a testa bassa, colpendola sul petto. Lei arretrò fino a non sentire più la terra sotto i piedi.
Tutt’a un tratto stava cadendo.
E poi Zanna si svegliò. Con un guaito si alzò a sedere, mentre i suoi occhi si abituavano velocemente al buio della capanna. Oltre uno spesso tendaggio di pelli d’orso si accese una luce. La capanna era la più grande del villaggio, fatta di cuoio e legno e divisa in due parti. Da dietro le pelli comparve Thuan, una torcia in una mano ed il bastone nell’altra. Senza dire niente si accucciò di fianco a Zanna e si mise ad accarezzarle il folto pelo grigio e bianco. Quando si fu calmata, si raggomitolò di fianco allo sciamano, appoggiando la testa sulle sue ginocchia.
«Ora dormi.», le sussurrò Thuan. A fatica si alzò in piedi. Zanna lo stava guardando con i grandi occhi azzurri, quasi bianchi. La torcia si spense qualche secondo dopo.
Rimasta sola nel buio, Zanna chiuse gli occhi, mentre una lacrima silenziosa si faceva strada sul suo muso, scomparendo nella folta pelliccia.