Nella mitologia greca, l’idra, il cui nome significa ‘serpente d’acqua’, rappresentava un mostruoso animale dalle molte teste e dall’alito mortale, abituato a uccidere uomini, razziare bestiame e depredare paesi. Nell’antichità l’Idra (o Hydrus, a seconda delle fonti), era classificata come un drago con molteplici teste, con nemico naturale il coccodrillo dal quale si lasciava inghiottire per poterne dilaniare le carni dall’interno. Fece la sua prima comparsa nel mito classico delle dodici fatiche di Eracle.
I personaggi dell’opera
Eracle: Mitico eroe greco; figlio di Zeus e di Alcmèna, nacque a Tebe. L'ira implacabile di Era l'avrebbe perseguitato, secondo la leggenda, prima ancora della sua nascita. Era, non volendo che Eracle godesse delle alte fortune che il fato gli prediceva, fece sì che Euristeò, concepito da Anfitrione, avesse la precedenza. Così, in forza della primogenitura, Euristèo poté imporre al fratello minore le famose dodici fatiche, dalle quali Era sperava non potesse uscire incolume. Purtroppo non fu così, venne anzi in seguito considerato l’eroe degli eroi per le innumerevoli imprese portate a buon fine e le gloriose gesta: già dall'infanzia uscì vittorioso dallo scontro con due serpi che volevano ucciderlo.
Delle dodici fatiche, l’Idra di Lerna fu la seconda, preceduta dal Leone di Nemea e seguita dal Cinghiale di Erimanto.
Iolao: Figlio di Ificle e quindi nipote di Eracle, spesso gli fece da accompagnatore e cocchiere. Iolao gli permise di uscirne vincitore: ogni qual volta l'eroe decapitava una delle teste, lui cauterizzava il moncone con il fuoco, di modo che non potesse più rigenerarsi.
Inoltre partecipò alla famosa caccia al cinghiale di Calidogno e, dopo la morte di Eracle, condusse gli Eràclidi ad Atene, per metterli sotto la protezione di Teseo. Ma Euristèo, non ancora pago delle dodici fatiche imposte a Eracle, prese a perseguitare anche i suoi discendenti. Capitanati da uno Iolào ormai vecchio e quasi incapace di reggere le armi, accorsero in aiuto non solo gli Ateniesi, ma anche lo stesso Eracle, accompagnato dalla sua divina sposa Ebe, discesi dall'Olimpo sotto forma di due astri. Essi avvolsero Iolao in una spessa nube, dalla quale egli emerse ringiovanito e pieno di ardore guerresco.
Idra di Lerna: Mostro serpentiforme dalle molteplici teste, di cui quella centrale immortale. Nacque dall’unione di Tifone ed Echidna, come Cerbero, Ortro e la Chimera. Dall'alito e il sangue velenosi, l'Idra presentava un corpo grosso come il tronco di un albero e di un colore verde. Viveva insieme al mostro Carcino in una palude vicino a Lerna. A seconda del periodo e dello scrittore viene rappresentata con 5, 7, 9, 12 oppure 100 teste. Nella maggior parte dei casi le teste erano normali, in alcuni casi venivano descritte come d’oro.
Carcino: Grosso crostaceo che viveva con l’Idra. Cercò di aiutarla nel combattimento con Eracle, ma non riuscendo nel suo intento, ferì Iolao. Per vendetta, Eracle lo schiacciò. In seguito Era lo fece diventare la costellazione del cancro.
Il mito
Nascosta nelle acque fangose di una palude vicino a Lerna, dimorava una creatura spaventosa con ben nove teste, di cui quella centrale si diceva fosse immortale.
Era considerato un mostro imbattibile e terribile, per questo Euristèo pensò di farlo scontrare con Eracle, nella speranza che il mostro lo divorasse.
L’avvicinamento dell’Idra da parte di Eracle fu tutt’altro che facile: finché rimaneva nascosta nelle acque paludose, il mostro poteva attaccare sempre di sorpresa, grazie alle teste che manteneva nascoste dalla melma.
Eracle dovette costringere l'idra ad uscire dalla palude e vi riuscì bersagliandola a dovuta distanza con frecce infuocate. Una volta emersa, l'affrontò con la spada. Ma ogni qual volta le tagliava una testa, ne ricrescevano altre due al suo posto. Fortunatamente, Iolao lo accompagnò in questa impresa, e grazie a lui ne uscì vincitore. Questi, seguendo il suggerimento dello zio, incendiò un bosco vicino, permettendo all’eroe di servirsi dei tronchi ardenti per bruciare il moncone di ogni testa. Così facendo, riuscì a cicatrizzare le ferite prima che altre due teste avessero il tempo di crescere.
Infine, tagliata la testa immortale, Eracle la schiacciò sotto un pesante masso, di modo che non potesse più nuocere a nessuno.
Così l’Idra fu uccisa ed Eracle si valse del suo sangue per avvelenare la punta delle sue frecce che, da quel momento, produssero ferite inguaribili.
Purtroppo il veleno dell'Idra fu anche causa della morte dell'eroe, in quanto la moglie Deianira, ingannata dal centauro Nesso, usò il sangue del mostro come filtro d'amore, spargendolo sui vestiti di Eracle e poi facendoglieli indossare.