il nobile grifone

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zara90
00martedì 11 settembre 2007 19:19
L’uomo ha sempre avuto una particolare fascinazione per il regno animale. Ma ormai da chissà quante generazione, con tutta probabilità anche prima di evolversi in Homo Sapiens Sapiens, lo sente in qualche modo lontano, legato a una percezione degli equilibri della natura che noi esseri umani abbiamo perso da tempo.
Nelle storia questo si è riflettuto in senso negativo sull'ecologia, con danni a ecosistemi e la conseguente estinzione di molte specie. Ma anche, in un certo senso, con la divinizzazione di animali o fenomeni naturali da parte di culture indigene e non, perché gli occhi di un'aquila o un felino in agguato nell'erba possono sembrarci alieni quanto i mostri della nostra fantasia. C’è un animale mitologico che in qualche modo incarna tutte gli aspetti di forza, fierezza e nobiltà che gli essere umani vedono nel regno animale: il grifone. Ma andiamo con ordine.
zara90
00martedì 11 settembre 2007 19:21
simbolo di fierezza
Inutile dire che uno degli animali che più si è guadagnato il rispetto di noi esseri umani è il leone, fin dai tempi dell’antica Grecia, dove il celebre felino era presente almeno fino a una ventina di secoli prima di Cristo. Da sempre il nobile animale è considerato simbolo di forza e di regalità. Protagonista fin dal delle favole di Fedro (VI secolo a.C.), il leone compare nelle raffigurazioni dei più antichi reperti archeologici di Grecia, ma andando più indietro nel tempo d’Egitto e antica Mesopotamia.
Più o meno lo stesso discorso, concentrandosi un po’ di più su Europa e Medio Oriente, vale per l’aquila. Il più grande dei rapaci europei ci comunica da sempre fierezza e libertà, forse per quella sua postura eretta col petto all’infuori e il bel profilo compatto e spigoloso. Curioso, vero, come la mente umana tenda a veder riflessi negli animali tratti fisionomici della nostra specie?

Sta di fatto che la mitologia e il folklore, senza nessuna sorpresa, hanno finito per voler costruire il loro animale nobile per eccellenza, e lo hanno fatto fondendo il re delle bestie di terra, il leone, e il più nobile dei pennuti, l’aquila. È nato così il possente grifone, col corpo da leone e la testa e le ali d’aquila. A volte le zampe anteriori sono artigli da uccello, altre da felino.
L’origine della parola grifone come la pronunciamo noi è greca, gryphos, ma in realtà la concezione dell’animale risale all’antica Babilonia. In persiano, ovvero la lingua che si parla in più o meno tutte la sue varianti Iran, Afghanistan e Tajikistan (e non solo) l’animale si chiama shirdal, l’aquila-leone.
zara90
00martedì 11 settembre 2007 19:23
da antiche civiltà
Le origini vere e proprie del mito del grifone, come spesso accade, sono difficili da collocare. Un po’ in tutte le prime, grandi civiltà troviamo qualcosa che gli somiglia. Ci sono ritrovamenti archeologici fatti risalire agli Elamiti, la più antica popolazione Iraniana, che ritraggono animali simili al grifone, sempre con accezione positiva, di solito facenti la funzioni di guardiani. Stiamo parlando di una cultura vecchia di qualcosa come ventisette secoli. Pare che quella dell’animale con la testa d’aquila e il corpo da leone fosse una forma allora molto popolare fra le divinità sempre rimanendo nell’area mediorientale, la letteratura persiana ci parla in particolare di un dio, Homa (o Huma), il Guardiano della Luce, che ha proprio la forma del nostro pennuto-felino. In particolare una famosissima scultura presso le rovine di Persepoli, in Iran, lo rappresenta. Siamo fra il VI e il IV secolo a.C.
La prima rappresentazione di qualcosa di simile al grifone viene proprio dall’Iran, dalle rovine della città di Susa. È databile intorno al 3500 a.C., nientemeno. Il disegno in questa pagina lo riproduce.


Anche nell’antico Egitto non mancavano tante divinità simili al grifone. Anche se a voler essere fiscali non potrebbero proprio essere associate al nostro regale animale, perché la parte pennuta della bestia è sempre occupata dal falco. D’altronde non è che dalle parti del Nilo ci sia grande abbondanza di aquile. Citiamo Sefert (guardiano delle membra di Osiride) e Axex.
Nella Civiltà Minoica dell’antica Creta troviamo il grifone in molti reperti, specie su amuleti e monili, dove il mitico animale compare in accezione positiva, come protettore o simbolo minore (da quelle parte andavano di moda i tori: rubriche/6153/) del potere regale. Non mancano colorate raffigurazioni nel Palazzo di Cnosso.
zara90
00martedì 11 settembre 2007 19:24
Per trovare le origini del grifone europeo, bisogna scomodare il solito Erodoto (V secolo a.C:), che prendendo spunto da leggende degli Sciti, antico popolo nomade dell’Asia Centrale, ci presente più o meno per la prima volta in letteratura il grifone.
Per il nostro storico greco, il grifone costruisce un nido come le aquile, sulla cima delle pendici montuose più alte, ma non depone vere e proprie uova. I suoi cuccioli nascono dall’agata, la pietra silicea di varie forme che in Grecia non manca di certo. Probabile che a ispirare Erodoto sia stato il fatto che l’agata, che è un quarzo che si forma riempiendo la cavità ospite di un’altra roccia, presenta rotonde come gli anelli di un tronco tagliato, o forme simili a occhi. Gli occhi del cucciolo di grifone? Per Erodoto i grifoni erano tutti femmine e facevano benevola guardia ai tesori ma anche ai palazzi reali dei sovrani del passato. Il loro peggior nemico era il cavallo, col quale tuttavia qualche volta nasceva un’unione, rarissima. Frutto di quell’unione è l’ippogrifo, con testa e ali d’aquila e corpo da cavallo, o zampe posteriori e coda equine, zampe anteriori da leone, ali d’aquila e testa da cavallo.

In generale il mito del grifone, cui non venivano attribuite particolari attività magiche o poteri di qualche tipo, è stato molto diffuso sia in età ellenistica che durante l’Impero Romano. E aveva sempre un’accezione positiva, come guardiano di tesori, o comunque non negativa, alla stregua di qualsiasi altro predatore, come il suo “parente” leone. Ce lo testimoniano le numerose rappresentazioni fra vasellame, fregi ornamentali e sculture. Tanto che sembra plausibile che gran parte di greci e romani credessero davvero alla sua esistenza, visto che tutto sommato gli si attribuivano abitudini di vita plausibili per qualunque animale: nidifica, è feroce, è un abile cacciatore. Il fatto che fosse un incrocio fra due specie lontanissime dal punto di vista biologico poco importa: Darwin e l’evoluzionismo erano ancora ben lontani.
zara90
00martedì 11 settembre 2007 19:25
buono o cattivo?
Questo fa sì che la storia del grifone nella letteratura medievale abbia caratteristiche un po’ curiose. Come sempre prendendo spunto dagli autori classici, nei bestiari medievali il grifone ha corpo di leone e testa e ali d’aquila. È originario delle montagne di Hyperborea o dell’Etiopia, anche se non disdegna lunghe cacce nei deserti dell’india. Se cattura un uomo lo smembra per darlo in pasto ai cuccioli. È fortissimo, e può trasportare un bue intero.

Come ce lo presenta la mitologia, non forniva ai fantasiosi naturalisti medievali la possibilità di trovare particolari simbologie, buone o cattive. E così si sono dovute mischiare un po’ le carte. Chi decideva di farne un malvagio gli aggiungeva qualche attributo demoniaco: corpo scaglioso come il serpente, coda biforcuta o triforcuta, o perfino coda costituita da un serpente vero e proprio. Un dettaglio, quest’ultimo, che finisce per confondere il grifone con la chimera. Il leone, che nella sua accezione negativa rappresenta il peccato capitale dell’’ira, finiva per essere la ciliegine sulla torta. Qualche volta, perfino il drago, il Demonio fatto animale, somigliava un po’ al grifone. Specie nei primi secoli dopo la caduta dell’Impero Romano, almeno fino all’XI secolo, i draghi avevano spesso becco e ali da uccello. Ancora oggi nelle chiese di mezza Europa si possono ammirare come doccioni (ripresi più tardi nelle chiese gotiche) o negli affreschi.
zara90
00martedì 11 settembre 2007 19:27
simbolo araldico
Tuttavia, l’essere la combinazione dei due animali che meglio rappresentano la nobiltà e la fierezza, almeno nell’immaginario collettivo, ha dato enorme fortuna al grifone come simbolo araldico. La cosa vale anche per la sua versione equina, l’ippogrifo; d’altronde anche il cavallo per l’uomo medievale era un grande simbolo di virtù, oltre che un animale di incalcolabile utilità
Nel Tractatus de armis del XIV secolo, scritto da John de Bado Aureo (la cui esistenza non è del tutto certa), si dice che il grifone portato in battaglia come insegna significa che il guerriero ha dalla sua parte la forza, temprata però dalla saggezza. Insomma, il fatto che il grifone sia in parte aquila, simbolo di intelligenza e sapienza, in qualche modo mitigava l’accezione negativa che poteva avere il leone, l’ira. Tanto più che la saggezza, che deve condurre la forza, sta nella testa (l'aquila, appunto), mentre la forza sta nelle braccia (il leone).
E così il nostro animale ha avuto enorme fortuna in araldica ed è stato scelto come simbolo di miglia di famiglie nobili di tutta Europa. Ha spesso una o due zampe alzate, in una posizione con le zampe anteriori alzate che viene chiamata segreante (così come quella del leone è rampante). Un termine che può essere attribuito solo al grifone.

Il Grifone, come simbolo di Edoardo III (1312–1377), è una delle dieci bestie mitologiche scolpite da James Woodford e messe davanti all’Abbazia di Westminster per la cerimonia d’incoronazione della Regina Elisabetta II d’Inghilterra, nel 1953. Ora la statua si trova ai Giardini di Kew.
Lo stemma della città di Londra viene retto da due creature che per la verità somigliano parecchio a draghi, ma che tutti chiamano grifoni.

zara90
00martedì 11 settembre 2007 19:28
fiero e combattivo fra le pagine di un libro
Nel fantasy letterario e videoludico, che naturalmente attinge a piene mani dalle mitologie più svariate, il grifone ha avuto molta fortuna. Lo troviamo quasi ovunque, anche se mai come protagonista. Capita che gli venga attribuita un’intelligenza superiore, come più spesso succede ai draghi, ma in molti casi è ridotto a semplice cavalcatura volante. Spesso viene presentato come antagonista, di solito più debole, proprio degli scagliosi sputafuoco.
Lo troviamo, parlante, fra le fila degli eserciti del leone Aslan nelle Cronache di Narnia di C.S. Lewis, e di nuovo nella pellicola Le cronache di Narnia: il leone, la strega e l'armadio diretta da Anrew Adamson (Shrek).

Ai draghi si contrappongono i grifoni nella saga letteraria di Dragonlance. Sono più piccoli e meno forti dei magici rettili volanti, ma molto feroci. E non sono particolarmente intelligenti. Così li hanno immaginati gli autori della maggior parte dei libri di Dragonlance, Margaret Weis e Tracy Hickman. Presto dovremmo vedere i grifoni di Dragonlance in un film in computer grafica, probabilmente destinato al mercato home video e diretto da Will Meugniot (Ultimate Avengers II).

Nella saga videoludica di Warcraft i grifoni occupano un posto di primaria importanza. Li conosciamo per la prima volta nello strategico Warcraft II e li ritroviamo in Warcraft III — Reign of the Chaos. Sono le cavalcature volanti dei nani, in pratica la flotta dell’Alleanza di uomini, nani e Alti Elfi. Nel celeberrimo gioco di ruolo di massa on line World of Warcraft, che continua la saga anche con l’espansione Burning Crusade, i grifoni fungono da utile mezzo di trasporto volante fra gran parte delle città della fazione Alleanza. Gli altri sono gli Ippogrifi. Anche questi dovremmo vederli presto al cinema, sempre in computer grafica e prodotti da Legendary Pictures (Superman Returns)
Naturalmente non mancano grifoni nel franchise di Dungeons & Dragons, in tutte le sue forme, e nel gioco di carte collezionabili più venduto, Magic: the Gathering.

Nell’Alice nel Paese delle Meraviglie di Lewis Carroll (1832 — 1898), c’è un grifone. Così come lo ritroviamo a condurre il carro che porta Beatrice nella Divina Commedia di Dante Alighieri (1265 — 1321), nel XXIX Canto del Purgatorio.

Il grifone è l’animale fantastici di J. K. Rowling che fa da simbolo alla casa di Grifondoro, nella Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts per la saga letteraria e cinematografica di Harry Potter. L’ippogrifo ha anch’esso una parte importante, tanto che uno degli appartenenti alla specie, fierobecco, è uno dei perni attorno ai quali ruota Harry Potter e il prigioniero di Azkaban.
Kylia92
00martedì 20 novembre 2007 14:57
Fierobecco è bellissimO!!!!!!!!
fansdiLicia
00martedì 20 novembre 2007 15:17
complimenti zara
Kylia92
00martedì 20 novembre 2007 15:27
già già complimentissimi!
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