buoni e cattivi
Vediamo quali sono i grandi nomi del popolo dei centauri. Il primo da citare e senz'altro Folo.
Capita che Eracle (Ercole), mentre è a caccia del cinghiale d'Erimanto, per compiere una delle sue dodici fatiche, finisca proprio nella casa di Folo. Il forzuto eroe viene accolto bene e con un lauto banchetto. Eracle mangia solo cibi cotti e vino speciale, donato dal dio Dioniso; Folo si accontenta di vivande crude. Va sottolineato che spesso i centauri vengono indicati come gli accompagnatori del carro di Dioniso, proprio per il loro legame che hanno col vino; da qui l'origine dell'alcolico dono.
Ma l'odore del cibo e del vino attira la stirpe di Folo, e ben presto Eracle si trova assalito. Bravo a menare le mani com'è, l'eroe fa strage di uomini cavallo e finisce per inseguirli fino a capo Maleo, dove li trova vicino alla grotta del saggio Chirone.
E qui entra in gioco quello che forse è il più famoso dei centauri, oltre che quello che ha assunto l'accezione più positiva. Va detto subito che Chirone non è proprio della stirpe, ma semplicemente di un centauro ha laspetto: è figlio di Filiara, e di Crono. La mamma era una ninfa del mare figlia di Oceano, il papà la più importante delle divinità ancestrali. Leggenda vuole che Crono si fosse innamorato di Filiara, e che la moglie Rea avesse colto i due amanti sul fatto. Crono, per scappare più velocemente, si trmutò in stallone. Dall'unione con Filiara che ne seguì nacque Chirone, poi ripudiato dalla madre. Con natali tanto illustri non poteva che venirne fuori un figlio con grandi qualità. Chirone è un centauro sapiente, profondo conoscitore della medicina, delle erbe e dei segreti della Natura in generale. Ha grande affinità con le stelle ed è infinitamente saggio.
Nella mitologia greca, in generale Chirone viene indicato come il maestro di molti eroi. A lui Peleo affidò l'educazione di Achille, al quale il centauro salvò la vita: al piccolo fu sostituito l'osso di un piede, marcito a causa di un rito sbagliato dalla madre, la ninfa Teti. Ma alla scuola di Chirone, in pratica il primo pedagogo della storia, passarono i Dioscuri, Teseo, Diomede, Giasone, e il più grande medico di tutti i tempi, Asclepio. Inutile dire che Chirone godesse di grande rispetto fra gli uomini, e molti erano coloro che si recavano alla sua grotta per chiedergli consiglio.
Il giorno in cui Eracle finisce alla grotta di Chirone, invece, i centauri non hanno nemmeno il tempo di chiedergli protezione: il forzuto semidio li uccide tutti. Una freccia, intrisa del veleno dell'Idra di Lerna, purtroppo finisce proprio nel corpo di Chirone. Nonostante le incredibili conoscenze mediche del centauro il veleno dell'idra non permette di guarire la piaga; riesce al massimo a lenire temporaneamente il dolore. E Chirone, come figlio di Crono, non può morire. Non potendo sopportare un'esistenza di dolore, al momento buono Chirone chiede aiuto a Prometeo. Questi, mortale (cosa che fra gli eroi classici è rara) condannato per aver rubato il fuoco agli dèi, finisce per cedere al centauro il proprio diritto a morire. E così Chirone passa a miglior vita. Zeus, commosso, lo trasforma nella costellazione del Sagittario.
L'ultimo centauro di chiara fama continua a essere legato alla figura di Eracle, ed è il malvagio Nesso. Gli tocca nientemeno che il ruolo di assassino dell'eroe, in una delle tante versioni sulla morte del semidio, quella che lo vede capitolare a causa della gelosia di una donna.
Innanzi tutto Nesso è l'unico sopravvissuto allira di Eracle dopo lassalto a Folo. Il cattivone si è stabilito sul fiume Eveno, dove traghetta i passanti con portandoli in groppa. Un bel giorno si presentano proprio Eracle e consorte, Deianira. Sulla groppa cè un solo posto: da gentiluomo, Eracle guada il fiume a nuoto e lascia la signora con l'equino marinaio. Ma da buon centauro, Nesso non riesce a contenere i proprio istinti e cerca di violentare la donna durante la traversata. Ovviamente Eracle lo uccide, sempre con una freccia intrisa col sangue dell'Idra. Poco prima di morire, però, Nesso dice a Deianira che se avesse intriso una tunica intrisa col suo sangue di centauro e l'avesse fatta indossare al marito, lui le sarebbe stato sempre fedele. La bella greca non è molto convinta, ma per sicurezza raccogli un po di sangue del moribondo. Eracle non è proprio uno stinco di santo, daltronde è figlio di quel piacione di Zeus.
Passano gli anni, ed Eracle si trova in compagnia della splendida prigioniera Iole. Deianira, temendo la concorrenza della giovincella, che naturalmente è anche una principessa, invia al marito una veste bagnata col sangue di Nesso.
L'abito, intriso del fluido vitale contaminato dal veleno dell'Idra, si attacca al corpo dell'eroe sgomento, e non può essere tolto. Eracle tenta col massimo delle sue forze, e lui è il più forte di tutti, di strapparsela, ma il tessuto si porta dietro brandelli di carne. Impazzito per il dolore, Eracle si suicida facendosi bruciare in un rogo. Lo segue anche Deianira.
Il seguito, in epoca romana, i centauri mantengono le stesse caratteristiche che hanno nelle leggende greche, anche se si tende a sottolineare di più il loro legami col Male, l'Ade in partocolare. Publio Virgilio Marone (Andria, 70 a.C. Brindisi, 21 a.C.), nell'Eneide, li piazza proprio all'ingresso del mondo dei morti.