il centauro

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zara90
00venerdì 17 agosto 2007 15:21
Che nella storia dell'umanità l'ammaestramento di un animale come il cavallo abbia avuto grande importanza, non cè nessun dubbio. Il nobile animale è una figura familiare a noi uomini moderni tanto quanto lo era per i nostri avi, tornando indietro fino agli albori dell'impero Romano e anche prima, fra i bianchi marmi dell'Acropoli di Atene, l'ombra delle Piramidi o delle palme dei Giardini pensili di Babilonia.

Proviamo a fare uno sforzo d'immaginazione: che reazione avremmo se vedessimo per la prima volta nella nostra vita un uomo a cavallo? Moderni come siamo, finiremmo per giudicare l'animale un alieno, o un esperimento genetico sfuggito dai laboratori segreti di chissà quale governo. Fossimo un tantino superstiziosi, probabilmente giudicheremmo l'equino una creatura sovrannaturale, e il suo cavaliere un essere divino. Più o meno è stata questa la reazione avuta dagli Aztechi di Montezuma II quando nella primavera del 1519, ebbero per la prima volta notizie dello sbarco di Hernán Cortés e della sua armata di Conquistadores.

E qualcosa del genere dev'essere accaduto agli abitanti degli aspri pendii del Peloponneso (Grecia) nel II millennio a.C., quando videro per la prima volta i propri villaggi razziati da selvagge popolazioni nomadi provenienti dall'Epiro e dalla Tessaglia, a nord.

Di razzie si trattava, quindi un po' di confusione fra cavalcatura e cavaliere ci devessere stata. Nacque così, perso fra le nebbie dei miti greci preellennici la figura del centauro.
zara90
00venerdì 17 agosto 2007 15:25
istinti primordiali
I centauri sono senz'altro una delle creature fantastiche meglio definite della storia dell'arte e della letteratura. Li'mmagine del guerriero mezzo uomo e mezzo cavallo, con la mutazione che parte là dove l'animale ha il collo, per continuare con busto, petto, braccia e testa duomo, è rimasta invariata per tutta la storia della letteratura classica, passando attraverso il Medioevo e il Romanticismo ottocentesco, fino al moderno fantasy letterario. Non manca qualche variante, certo, ma il centauro propriamente detto ha sempre avuto la forma che conosciamo.

Va detto che il nome centauro, la cui origine etimologica è molto controversa, non sempre viene associato agli uomini cavallo, ma qualche volta a semplici popolazioni umane selvagge e brutali dedite alla guerra e alle razzie. Più o meno così vengono definiti dallo stesso Omero (o che per lui).



Ma nella maggior parte delle leggende, i centauri sono mezzi uomini e mezzi cavalli, sempre originari dei monti della Tessaglia, storica patria d'origine di parecchi mostri ellenici; la serpentina Ecate e qualche volta le Arpie tanto per fare qualche esempio.

Pera capirci, la Tessaglia porta ancora oggi il suo nome classico ed è uno delle 13 regioni in cui è diviso il moderno stato della Grecia. A sua vota è divisa in 4 prefetture e confina a nord col Monte Olimpo, a est con l'Egeo, a sud con la Grecia centrale (Stereà) e a ovest con l'Epiro e la catena del Pindo. Le'ssere circondata da montagne ne faceva, in epoche antiche, una regione selvaggia e di difficile accesso, anche se si sprecavano suggestioni sulle fertili pianure che si aprono al di là dei rilievi. Non doveva essere difficile immaginarci un popolo di uomini cavallo che scorazza sulle distese di erba smeraldina, la protezione dei monti alle spalle, il mare al di là dell'orizzonte.





Fatto sta che le cultura popolare ellenica ha finito per identificare i centauri con pulsioni negative quali la brutalità e la rabbia. Nell'immaginario collettivo del popolo che ha dato i natali a Socrate, Platone, Talete, Pitagora e tanti altri personaggi tanto amati dagli studenti di tutto il mondo (si scherza ma il rispetto per pensatori che sono alla base di cultura e scienze moderne non viene a mancare), i centauri finirono per rappresentare la parte animale delluomo, lirrazionalità e la brutalità, contrapposta alla civiltà e al pensiero illuminato degli ellenici.

I centauri erano visti come brutali saccheggiatori, consumatori di carne cruda, qualche volta umana, incapaci di resistere ai propri appetiti sessuali e alla passione per il vino. Un po' la'llegoria della parte bestiale della nostra mente, il cervello rettile sede della regolamentazione dei processi fisici e delle emozioni primarie (corteggiamento, difesa, autoaffermazione) e del cervello neo mammifero, origine dei processi razionali più complessi. Tutto questo per spiegare con le moderne teorie del dr Paul D. MacLean, celebre ricercatore in ambito cerebrale presso il National Institute of Menthal Health nel Maryland, come la mitologia possa in qualche modo esprimere concetti che popolazioni aliene alla scienza moderna percepivano comunque, anche se non disponevano degli strumenti adatti per codificarli.
fansdiLicia
00venerdì 17 agosto 2007 15:27
Fico, questa non la sapevo...davvero interessante!
Grande zara, mitica [SM=g10633]

il centauro è il protagonsita di molte storie, vero?
zara90
00venerdì 17 agosto 2007 15:29
i domatori di cavalli
Spiegato chi erano per gli antichi i centauri, vediamo come questi bruti (ma non solo) s'inseriscono nelle leggende.

Già le origini sono controverse. Fra gli ulivi e le calli pescose del Peloponneso andava per la maggiore la leggenda che il progenitore della stirpe, Centauro appunto, fosse figlio di Issione e di Nefele (Nube). Issione era un ancestrale re dei Lapiti, altra popolazione della Tessaglia, nonché figlio del dio Ares. Il sovrano era famoso per essere stato il primo essere umano della storia a uccidere un parente, Deioneo, suo suocero, che tanto per la cronaca fu arso vivo. Pare che Issione ottenne il perdono degli dèi, e finì per essere accolto da Zeus sull'Olimpo. Ma anche lì non riusciva a stare fuori dai guai e non trovò niente di meglio che cercare di mettere le mani addosso alla first lady locale, Era. Il ragazzo non sapeva contenere i propri istinti. Zeus, che di trasformazioni era esperto per via di certe sue scappatelle, trasformò una nuvola (o uno spirito dei venti, in qualche versione) nella dea. Issione si accoppiò con quella, e dall'unione nacque proprio il mostruoso Centauro.

Tanto razionale l'equino rampollo non doveva essere, più che altro un brutale primitivo più bestia che uomo. Centauro ebbe migliaia di unioni con le giumente del molte Pelio e le pianure sottostanti. Ebbe così origine la sua stirpe.

Nonostante le origini comuni, o forse proprio per quelle, Lapiti e Centauri furono sempre pessimi vicini di casa. Va sottolineato che gli stessi Lapiti godevano della nomea di popolo primitivo e dedito alla violenza, sebbene un tantino più civili dei loro mostruosi cugini lo erano.

Ai tempi del regno di Piritoo, accadde che il re decise di convolare a nozze con la bella Ippodamia, il cui nome guarda caso significa colei che doma i cavalli.

E con i cavalli i Lapiti avevano a che fare parecchio, come d'altronde il loro sovrano.

Suocera di Ippodamia era infatti era l'umana Dia, ma il suocero altri non era se non Zeus, che per mettere incinta la futura madre del Re aveva dovuto assumere la forma di un bellissimo cavallo.

E gli stessi greci attribuivano ai Lapiti l'invenzione del morso e delle briglie (la staffa non la conoscevano ancora, è un'invenzione medievale).

E così un po' per certe parentele equine e affinità varie coi quadrupedi, Piritoo decise d'invitare al proprio matrimonio proprio il popolo dei centauri. I nostri zoccoluti amici arrivarono al banchetto con tutte le buone intenzioni; tirati a lucido, strigliati, non portavano le armi e qualcuno di loro aveva perfino osato provare per la prima volta l'emozionante esperienza di farsi un bagno.
zara90
00venerdì 17 agosto 2007 15:31
Re:
fansdiLicia, 17/08/2007 15.27:

il centauro è il protagonsita di molte storie, vero?



io personalmente di libri in cui si parla di centauri ho letto solo artemis fowl... [SM=g10389]
zara90
00venerdì 17 agosto 2007 15:34
la centauromachia

Le cose parevano andare bene all'inizio, ma quando le portate si fecero interessanti e il vino cominciò a scorrere a fiumi, tutto precipitò. I centauri rappresentano l'incapacità di reprimere le proprie emozioni, di contenere gli istinti; e come tale il loro capo Euritone non riuscì a fare di meglio che tentare di violentare la sposa. Lo seguirono tutti i compagni, che finirono per gettarsi su tutte le fanciulle presenti al banchetto. Naturalmente ci scappò la battaglia, alla quale non mancò di partecipare qualche nome illustre come gli eroi Nestore e Teseo.

Gli uomini cavallo persero e furono scacciati dalle pianure delle Tessaglia, per finire confinati sulla catena montuosa del Pindo. Ci furono vittime da entrambe le parti: fra i Lapiti morì l'eroe Celeo, mentre a Euritone furono barbaramente tagliate orecchie e naso. Celeo, che era figlio di Poseidone, era invulnerabile. Per liberarsene, i centauri lo schiacciarono con pietre e tronchi nel sottosuolo, fino a farlo scomparire. Celeo riemerse trasformato in fringuello. Il racconto di questa vicenda è conosciuto col nome di Centauromachia e in generale è una sorta di parabola che vuole insegnare come sia sbagliato abbandonarsi agli eccessi del vino; e infatti nell'episodio i lapiti sono il buon esempio, visto che consumano l'alcol con moderazione e lo allungano con acqua.

La Centauromachia ha avuto grande fortuna fra gli scultori della Grecia classica, anche perché veniva spesso usata coma simbolo della lotta contro i brutali barbari dell'Impero Persiano.

È stata rappresentata sui fregi del Partenone e pare nel tempio di Zeus che cera a Olimpia, oltre che nelle decorazioni di tante suppellettili.

Ma non tutte le leggende riportano gli stessi fatti. Per alcune antiche genealogie, diversa è l'origine di Lapiti e Centauri, ancora legati a doppio filo. Pare che dallunione della ninfa Stilbe e del dio Apollo fossero nati i gemelli Lapite e Centauro. Il primo grande guerriero, bello, biondo e sciupafemmine come si confà al figlio di un dio, il secondo brutto e deforme.

Il povero Centauro finì per ritirarsi sui monti, dove accoppiandosi con le giumente diede origine alla nostra stirpe di uomini cavallo. Lapite invece finisce per dare il nome alla stirpe dei suoi discendenti, per divenire così progenitore di Issione, Piritoo e Ceneo.

A favore dei nostri rabbiosi protagonisti va detto che spesso gli vengono attribuite numerose virtù, anche se viene sempre sottolineato che tali capacità non servono a mitigarne gli istinti primordiali. In particolare, ai centauri vengono riconosciute grandi conoscenze nell'uso delle erbe e nella medicina, nello studio degli astri e nella divinazione. Un po' come se rappresentassero quella sorta di inafferrabile saggezza che agli esseri umani pare insita negli animali, per via dell'affinità che le creature hanno col mondo della Natura.

In questo senso, fra i centauri famosi, sono nate anche figure positive.
fansdiLicia
00venerdì 17 agosto 2007 15:35
ah no, quelli sono i minotauri [SM=g10380]

che i graci hanno visto un toro montare un cavallo? [SM=g10322]
scherzo [SM=g7450]
zara90
00venerdì 17 agosto 2007 15:40
buoni e cattivi

Vediamo quali sono i grandi nomi del popolo dei centauri. Il primo da citare e senz'altro Folo.

Capita che Eracle (Ercole), mentre è a caccia del cinghiale d'Erimanto, per compiere una delle sue dodici fatiche, finisca proprio nella casa di Folo. Il forzuto eroe viene accolto bene e con un lauto banchetto. Eracle mangia solo cibi cotti e vino speciale, donato dal dio Dioniso; Folo si accontenta di vivande crude. Va sottolineato che spesso i centauri vengono indicati come gli accompagnatori del carro di Dioniso, proprio per il loro legame che hanno col vino; da qui l'origine dell'alcolico dono.



Ma l'odore del cibo e del vino attira la stirpe di Folo, e ben presto Eracle si trova assalito. Bravo a menare le mani com'è, l'eroe fa strage di uomini cavallo e finisce per inseguirli fino a capo Maleo, dove li trova vicino alla grotta del saggio Chirone.

E qui entra in gioco quello che forse è il più famoso dei centauri, oltre che quello che ha assunto l'accezione più positiva. Va detto subito che Chirone non è proprio della stirpe, ma semplicemente di un centauro ha laspetto: è figlio di Filiara, e di Crono. La mamma era una ninfa del mare figlia di Oceano, il papà la più importante delle divinità ancestrali. Leggenda vuole che Crono si fosse innamorato di Filiara, e che la moglie Rea avesse colto i due amanti sul fatto. Crono, per scappare più velocemente, si trmutò in stallone. Dall'unione con Filiara che ne seguì nacque Chirone, poi ripudiato dalla madre. Con natali tanto illustri non poteva che venirne fuori un figlio con grandi qualità. Chirone è un centauro sapiente, profondo conoscitore della medicina, delle erbe e dei segreti della Natura in generale. Ha grande affinità con le stelle ed è infinitamente saggio.

Nella mitologia greca, in generale Chirone viene indicato come il maestro di molti eroi. A lui Peleo affidò l'educazione di Achille, al quale il centauro salvò la vita: al piccolo fu sostituito l'osso di un piede, marcito a causa di un rito sbagliato dalla madre, la ninfa Teti. Ma alla scuola di Chirone, in pratica il primo pedagogo della storia, passarono i Dioscuri, Teseo, Diomede, Giasone, e il più grande medico di tutti i tempi, Asclepio. Inutile dire che Chirone godesse di grande rispetto fra gli uomini, e molti erano coloro che si recavano alla sua grotta per chiedergli consiglio.


Il giorno in cui Eracle finisce alla grotta di Chirone, invece, i centauri non hanno nemmeno il tempo di chiedergli protezione: il forzuto semidio li uccide tutti. Una freccia, intrisa del veleno dell'Idra di Lerna, purtroppo finisce proprio nel corpo di Chirone. Nonostante le incredibili conoscenze mediche del centauro il veleno dell'idra non permette di guarire la piaga; riesce al massimo a lenire temporaneamente il dolore. E Chirone, come figlio di Crono, non può morire. Non potendo sopportare un'esistenza di dolore, al momento buono Chirone chiede aiuto a Prometeo. Questi, mortale (cosa che fra gli eroi classici è rara) condannato per aver rubato il fuoco agli dèi, finisce per cedere al centauro il proprio diritto a morire. E così Chirone passa a miglior vita. Zeus, commosso, lo trasforma nella costellazione del Sagittario.


L'ultimo centauro di chiara fama continua a essere legato alla figura di Eracle, ed è il malvagio Nesso. Gli tocca nientemeno che il ruolo di assassino dell'eroe, in una delle tante versioni sulla morte del semidio, quella che lo vede capitolare a causa della gelosia di una donna.

Innanzi tutto Nesso è l'unico sopravvissuto allira di Eracle dopo lassalto a Folo. Il cattivone si è stabilito sul fiume Eveno, dove traghetta i passanti con portandoli in groppa. Un bel giorno si presentano proprio Eracle e consorte, Deianira. Sulla groppa cè un solo posto: da gentiluomo, Eracle guada il fiume a nuoto e lascia la signora con l'equino marinaio. Ma da buon centauro, Nesso non riesce a contenere i proprio istinti e cerca di violentare la donna durante la traversata. Ovviamente Eracle lo uccide, sempre con una freccia intrisa col sangue dell'Idra. Poco prima di morire, però, Nesso dice a Deianira che se avesse intriso una tunica intrisa col suo sangue di centauro e l'avesse fatta indossare al marito, lui le sarebbe stato sempre fedele. La bella greca non è molto convinta, ma per sicurezza raccogli un po di sangue del moribondo. Eracle non è proprio uno stinco di santo, daltronde è figlio di quel piacione di Zeus.

Passano gli anni, ed Eracle si trova in compagnia della splendida prigioniera Iole. Deianira, temendo la concorrenza della giovincella, che naturalmente è anche una principessa, invia al marito una veste bagnata col sangue di Nesso.

L'abito, intriso del fluido vitale contaminato dal veleno dell'Idra, si attacca al corpo dell'eroe sgomento, e non può essere tolto. Eracle tenta col massimo delle sue forze, e lui è il più forte di tutti, di strapparsela, ma il tessuto si porta dietro brandelli di carne. Impazzito per il dolore, Eracle si suicida facendosi bruciare in un rogo. Lo segue anche Deianira.

Il seguito, in epoca romana, i centauri mantengono le stesse caratteristiche che hanno nelle leggende greche, anche se si tende a sottolineare di più il loro legami col Male, l'Ade in partocolare. Publio Virgilio Marone (Andria, 70 a.C. Brindisi, 21 a.C.), nell'Eneide, li piazza proprio all'ingresso del mondo dei morti.
Kylia92
00mercoledì 17 ottobre 2007 18:58
Mi piacciono anche i centauri... [SM=g9575] mi sa che amo ogni essere magico... [SM=g1343696]
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