il basilisco nel medioevo
Con l’avvento della Cristianità, del basilisco come di tutti gli altri animali mitologici, se ne parla nei bestiari.
Il famigerato serpentone, col tempo inizia a inglobare caratteristiche dei galli, tanto che viene rappresentato con corpo di serpente, testa di gallo e ali e zampe d’aquila. Diventa così simile a un altro animale fantastico, la cockatrice, che in molti casi è una sorta di secondo nome del nostro mostro.
Il gallo, simbolo di collera e lascivia, usato nei sabba dalle streghe per aiutarle nel coito col Demonio, unito al Male primigenio e all’inganno del serpente, fanno del basilisco un concentrato di malvagità. Fino a renderlo, a seconda del contesto, una vera e propria personificazione del Diavolo o del peccato.
Scrive Sant'Agostino: — Rex est serpentium basiliscus sicut diabolus est rex daemoniorum — ovvero: — Il basilisco è il re dei serpenti, come il diavolo è il re dei demoni.
Fra i sette peccati capitali, il simbolo della lussuria è proprio il basilisco: da qui la comune opinione che la sifilide, che cominciò a flagellare la popolazione europea dalla fine del XV secolo, fosse attribuita al veleno di questo rettile il cui tema trionfa ancora su un capitello della prima colonna della navata sinistra della cattedrale di Bitonto. È il capitello della tentazione diabolica sul quale il basilisco è raffigurato in posizione di movimento, con le ali spiegate, la coda strisciante, la cresta alzata, lo sguardo fisso e il becco semiaperto, pronto a soffiare sulla preda il suo fiato mortale.
Le uova dal guscio soffice e senza tuorlo che a volte le galline producono alla fine del periodo di schiusa, si pensava venissero da un gallo fecondato da un serpente, erano considerate portatrici di sventure e a volte additate come uova di basilisco.
Nel tardo Medio Evo è una delle creature più temibili: ha la capacità di sputare fiamme o veleno, di uccidere col suono della voce o anche con un semplice tocco.
Diventa così, per gli alchimisti medievali, la personificazione del fuoco distruttore, il potere in grado di plasmare i metalli e trasformare la materia. In alcuni casi è collegato alla Pietra Filosofale.
Rimangono le caratteristiche mortifere e lo sguardo che uccide, ma col tempo cambiano i metodi per combatterlo.
Meno diffusi i canti di gallo, più apprezzati per i significati simbolici uno specchio o una campana di vetro, da opporre agli occhi assassini proprio come fece Perseo con Medusa. Una sorta di simbologia del male che finisce per distruggere se stesso.
Un bell’esempio lo troviamo nella cattedrale di Vezelay, in Francia, dove in un rilievo si vede un cavaliere che tiene davanti a sé una campana di vetro. Di fronte a lui, un basilisco. Curiosa la cavalcatura del soldato: un mostruoso insetto dal volto umano.