rettili dall'altro mondo

Versione Completa   Stampa   Cerca   Utenti   Iscriviti     Condividi : FacebookTwitter
zara90
00domenica 9 settembre 2007 10:41
Più di una volta, vi abbiamo parlato di quanto strane siano certe innegabili somiglianze, fra miti e leggende che appartengono a popoli distanti fra loro nel tempo e nello spazio. La cosa è tanto più vera per il drago, un animale fantastico che in qualche modo unisce Oriente e Occidente, come abbiamo visto nel nostro viaggio fra gli scagliosi esseri portafortuna cinesi e i terribili mostri europei.

Il senso di ribrezzo verso rettili e uccelli da parte degli esseri umani ha radici che affondano nella storia sociale ed evolutiva della nostra specie, eredità di istinti in parte soppressi dall’evoluzione del nostro cervello, con la comparsa della coscienza di sé.
Non vogliamo discuterne il come o il perché, ma dimostrarvi come il rettile sia stato assunto al rango di animale semi-divino e di più in tutte le popolazioni umane che hanno camminato sul nostro pianeta. E finiamo per trovare i nostri scagliosi bestioni, sotto forma di serpenti giganti o uccelli-serpente, in luoghi del mondo che ancora oggi noi occidentali sentiamo lontani e in qualche modo alieni.
zara90
00domenica 9 settembre 2007 10:46
mostri d'Oceania
Partiamo da lontano, da quello che nell’immaginario collettivo è il continente più remoto: l’Oceania. Per Oceania intendiamo la definizione più larga e popolare del termine, la stessa usata dall’ONU, ovvero l’insieme di Polinesia, Micronesia, Melanesia, Australia e Nuova Zelanda.
Nella cultura degli aborigeni australiani i serpenti giganti hanno un ruolo di primissimo piano, e compaiono fin dal mito dell’origine del mondo. Sempre tenendo presente che quella degli aborigeni è una realtà estremamente frammenta, sia dal punto di vista linguistico che della mitologia.
In linea di massima, molte tribù sono d’accordo sul fatto che il mondo ebbe origine durante l’Alchera, il Tempo del Sogno. Terra, laghi, fiumi e nuvole furono creati dagli spiriti Wondjina.
Ancora oggi i Wondjina abitano nel mondo, sotto forma di alberi e rocce, uccelli e pesci, e tutte le forme del modo naturale, origine della conoscenza e guardiani dell’ordine delle cose.
in realtà. In principio non era tutto proprio com’è adesso, ma più grezzo. L’attuale forma si deve all’azione di enormi serpenti, che col corpo rivoltarono il terreno, bucando rocce e formando le montagne.

Anche l’invenzione del boomerang è attribuibile a un serpente. Secondo la popolazione Binbinga, il dio serpente Bobbi-bobbi un bel giorno mandò agli uomini affamati una grande quantità di pipistrelli, perché gli aborigeni potessero mangiarli. Sorse un piccolo problema: i pipistrelli volavano e gli uomini non riuscivano a prenderli. Allora il divino serpentone gettò una delle sue costole sulla terra. Ben presto gli uomini capirono che lanciando la costola del dio riuscivano a uccidere le loro prede così da potere saziare la fame. E l’arma tornava anche indietro, una volta lanciata. Presi dalla foga, gli uomini usarono i loro nuovi potenti mezzi: due sconsiderati lanciarono il boomerang così in alto da bucare il cielo. L’arma ricadde, e uccise gli ambiziosi. Fu quella la prima volta che la morte visitò la razza umana. Adirato, Bobbi-bobbi si riprese la costola. Ma ormai gli uomini avevano imparato il trucco e riuscirono ben presto a costruirne delle copie in legno.

Una figura di grande importanza nella mitologia australiana è il Serpente dell’Arcobaleno, a volte identificato con lo stesso Bobbi-bobbi. In generale, si tratta di una figura molto positiva, perché legata a quella che nell’entroterra australiano è senza dubbio la risorsa più importante: l’acqua.
Le leggende lo vedono come un animale imprevedibile, capace di creare cascate o fiumi col suo grande ventre, controllando il flusso di acqua nel sottosuolo. In molte leggende è lui stesso il responsabile dell’aspetto attuale del mondo. Il nome e alcune caratteristiche del serpente cambiano inevitabilmente da tribù a tribù. Per i Kabi, a nordest della nazione, è mezzo pesce e abita nelle buche d’acqua più profonde. Si chiama Dhakhan. Nel nord è conosciuto come Galeru o Kalseru. Giusto per fare qualche esempio.

In Nuova Zelanda (che i Maori chiamano Avaiki Tautau) sotto la Luna Marama, i suoi venti e le sue maree, si agita minaccioso Whiro, la morte, la grande lucertola drago che vive nell’oscurità. Con lui tutti gli spiriti maligni, cornuti e barocchi, pronti a parlare al cuore degli uomini, per portare i brutali istinti sopiti dalla ragione sulla cattiva strada della violenza. Per fortuna c’è Tane, eterno avversario di Whiro, a difendere l’umanità.

In tutta le isole di Polinesia e Micronesia ci sono divinità serpentine, del mare, delle tempeste e dei vulcani. Sono zone ricche di fossili marini, e non è difficile pensare dove gli antichi indigeni del luogo abbiano preso ispirazione per i loro miti. Fatto sta che buona parte delle principali divinità di una realtà mitologica che per ovvie ragioni geografiche è molto frammentata, sono serpenti. La cosa strana è che ci sono isole dove sono adorati dei-drago o serpente anche se nell’isola di serpenti non ce ne sono mai stati.
Le due principali divinità delle Hawai sono Pele e al sorella Hi'iaka. Il primo è il dio dei vulcani, delle tempeste e di tutto ciò che di distruttivo c’è nella natura. La seconda è dea delle montagne, delle colline, delle caverne ed è la madrina di tutte le danzatrici di hula. I due sono protagonisti insieme al giovane guerriero Lohuia di una complicata vicenda di amori e gelosie, con tanto di morti e risurrezioni, dove non mancano mostruosi lucertoloni che si parano davanti al cammino dell’eroina di turno, ovvero proprio Hi'iaka. Abbiamo il mostro Mo'o, una gigantesca lucertola che controlla le nebbie e la pioggia adagiata sul molle ventre; e il mostro dalla lingua lunga, un non meglio identificato immenso rettile, capace di restare per giorni appiattito al suolo o sottotetta, con la lingua di fuori, posizionata come un ponte sulle sponde di un fiume. Inutile dire che i poveracci a cui viene in mente di passare il ponticello non fanno mai una bella fine. Esiste poi un gigantesco mostro serpentino descritto come La Madre di tutti i Draghi, incarnazione del potere ma non necessariamente del Male. Il suo nome è Mo'o'inanea. Non mancano le divinità fluviali, come la dragonessa Ala Muki.

Alle Isole Fiji troviamo Degei, il dio serpente che giudica le anime dei defunti; vive sulle colline Kauvadra. Egli getta le anime dei morti in fondo a un lago, finché non arrivano a Morimura, una specie di Limbo dove vengono giudicati.
Ndegei è invece un altro dio serpente che causa i terremoti. Ha la pelle di pietra ed è lui che ha covato l’uovo che ha dato origine all’umanità.
Ratu-Mai-Mbula è il dio della fertilità, che fa crescere gli alberi e piante e si occupa delle spoglie mortali.
Nelle Isole Solomon la creazione è opera di un serpente, Hatuibwari, un immenso rettile mammifero che ha dato origine al Creato dal latte delle sue mammelle. Agunua è anche lui una specie di lucertola, ed è creatore degli elementi della natura e della donna, donata in aiuto al primo bambino perché qualcuno potesse fare il fuoco, cucinare e curare l’orto per lui.
zara90
00domenica 9 settembre 2007 10:48
figli di civiltà perdute
Nelle Civiltà Precolombiane del Sudamerica il drago sotto forma di serpente piumato compare sempre in un ruolo chiave nella mitologia di questa o quella popolazione. Le civiltà sono state tante, e alcune non hanno nemmeno un nome, perché del loro passaggio sulla Terra non ci sono rimaste testimonianze. Bisogna citare i Maya, Incas e Aztechi di scolastica memoria, ma anche i Chimu, Mixtes, Toltechi, Quiché e Moches. È d’obbligo partire con il famoso Quetzalcoatl, che, per inciso, ha finito per dare il proprio nome alla più grande creatura alata che abbia mai solcato i cieli: il Quetzalcoatlus, uno pterosauro alato vissuto nel tardo Cretaceo in Nordamerica, intorno ai 70-80 milioni di anni fa, con un’apertura alare che poteva arrivare ai 12 metri. Il Quetzalcoatlus appartiene a una famiglia di pterosauri chiamata azhdarchidi, una parola uzbeca che significa drago.

Letteralmente, Quetzalcoatl significa serpente con le piume, e la nostra possente divinità assumeva questo nome presso gli Aztechi (vissuti dalla parti del Messico dal XIV al XVI secolo). I Maya (siamo sempre a sud del Messico e in America centrale, ma la definizione riprende un ceppo linguistico molto ampio, vissuto fra il XIX secolo a. C. e il XVI d. C.) lo chiamavano Kukulkán, e presso altre popolazioni prendeva altri nomi, ma si trattava più o meno sempre della stessa divinità, quasi una sorta di archetipo mitologico universale del Sudamerica.
Benché il suo significato cambi a seconda del periodo storico e della collocazione geografica, Quetzalcoatl è quasi sempre colui che ha portato all’umanità ciò che di più importante possiede. È l’inventore della scrittura e del calendario, è colui che ha insegnato agli uomini a leggere le stelle e a coltivare il mais. È il signore della resurrezione e della morte. Ha l’aspetto di un grande rettile, di solito alato, col collo ornato di piume dai mille colori e i denti aguzzi.

È anche la Stella del Mattino, o Tlahuizcalpantecuhtli, fratello di Xolotl, Stella della Sera. Il mondo è stato generato dal suo sangue, ed è stato lui a costruire tutte le razze viventi, usando i resti delle antiche stirpi del passato.
Un altro serpente si opponeva a Quetzalcoatl, e questo aveva connotazioni ben più negative. Il nome del malvagio era Tezcatlipoca; che poi era una malvagia, la seduttrice, che in qualche leggenda finisce per irretire Quetzalcoatl, per convincerlo a portare morte e distruzione. Il buon dio, in questo caso in forma umana, finirà per darsi fuoco per poi diventare la Stella del Mattino.
I sacerdoti spesso portavano lo stesso nome del dio, ed era a Quetzalcoatl che erano dedicati i sacrifici umani. Comunque molto più rari di quanto si creda.
Quando nel XVI secolo arrivarono gli spagnoli guidati da Hernán Cortés, l’imperatore azteco Montezuma II credette fosse tornato il buon Quetzalcoatl, esiliato in una delle tante leggende da Tezcatlipoca. Quando capì che si sbagliava lo sterminio del suo popolo era già iniziato.

Naturalmente il nostro piumato serpente non era l’unico drago mitologico. Famoso è anche Hurakan, serpentino dio causa degli uragani, che prendono il nome proprio da lui. Era adorato dai Maya e aveva solo tre piedi: uno sulla punta della coda, che corrispondeva all’occhio del ciclone, e gli altri due davanti; arti e corpo agitati provocavano gli uragani.
Sempre presso i Maya, Coatlcue era una sorta di idra sudamericana, con due teste di drago e una coda di mille serpenti. Era la guardiana della natura, benigna e maligna.
Mama Pacha era una giagantesca dragonessa inca, causa dei terremoti.
Mboi-Tu'I proteggeva le acque e gli animali per le popolazioni del Paraguay. Aveva corpo di serpente e testa di pappagallo. La creazione, da quelle parti, era opera di Capacti, un drago enorme. Dobbiamo parlare al passato di tutte queste divinità perché le culture che le hanno generate si sono estinte da tempo, per opera degli europei.
zara90
00domenica 9 settembre 2007 10:50
gli déi serpente
Nella mitologia induista e vedica, che ha radici in una tradizione orale vecchia di settanta secoli, è presente un’antica razza di uomini serpente chiamati Naga; ancora oggi fanno parte del folklore delle regioni di cultura indù e buddista.
La parola naga deriva da sanscrito nag, serpente, e in parte dal semita nachash, sempre con lo stesso significato.

I Naga sono divinità dell’acqua e della pioggia, e come tali sono fonte di fertilità della terra e nel contempo di distruzione con inondazioni e tempeste. La loro interpretazione cambia a seconda delle zone; nell’accezione positiva sono esseri di straordinaria bellezza metà uomini e metà serpenti, in quella negativa draghi mostruosi dalle molte teste. Secondo la complessa mitologia indù sono figli del dio delle tempeste Varuda e vivono nel Patala, il settimo Inferno.
Sono acerrimi nemici dei buoni Garda, una razza di sagge aquile immortali.
Quando gli dèi distribuirono l’acqua della vita fra le creature, i Naga ne rubarono una coppa. Finendo per versarne una parte, la leccarono dal terreno e da allora hanno la lingua biforcuta.

Il loro re mitologico è Taksaka, e il suo compleanno viene ancora oggi festeggiato in alcune regioni dell’India, nel mese di Jyaistha (maggio-giugno).
I Naga buoni sono principalmente Manasa e Mucalinda, la prima dea della pioggia, il secondo pacifico re che protesse perfino Buddha.
Non mancano i Naga malvagi. Sesha, il Senza Fine, è un enorme drago dalle mille teste, capostipite della stirpe. Vritra, arrotolato intorno all’ombelico della terra, ostruiva il fluire di tutte le acque. Fu ucciso da Indra, che lo usò per creare le montagne.
Vasuki, non era del tutto malvagio, ma fu tradito dagli dèi nonostante si fosse prestato a fungere da fune per recuperare l’amrita (l’ambrosia) che dà l’immortalità. Finì per essere tagliato in due: dal suo corpo ebbe origine il più tremendo veleno del Creato, Alahala, poi respirato da Shiva, che trattenendolo in gola divenne blu. Troviamo ancora oggi nel cielo le sue due parti: Rahu (testa del drago) e Ketu (coda del drago), responsabili delle eclissi e massime potenze dello zodiaco.
zara90
00domenica 9 settembre 2007 10:52
là dove è nata la nostra specie
In un mito così universale come quello del drago non potevamo mancare di analizzare il continente che ha dato i Natali all’umanità: l’Africa.
Anzi, in qualche modo questa è anche la patria dei draghi, visto che in quello che resta delle foreste equatoriali del continente, dai tempi degli antichi Romani a oggi, studiosi, esploratori e avventurieri dichiarano di aver avvistato questo o quel rettile sconosciuto all’uomo. Qualche volta li chiamano dinosauri (Mokele-Mbembe), qualche volta draghi. Gli antichi sciamani etiopi li chiamavano spiriti-serpente.

Alcuni miti greci o europei in generale hanno origine da credenze africane, trasportati dagli schiavi e dai mercanti egizi fin dalle epoche più remote. Molte tribù temono animali del deserto simili all’idra, serpenti dalle molte teste in grado di ricrescere se tagliate. O le viverne, mezzi draghi mezzi leoni, magari con ali di pipistrello, genere animale piuttosto comune in molte zone dell’Africa, dove non manca di raggiungere dimensioni ragguardevoli.
Le leggende sono tante, quante le infinite tribù delle varie etnie che hanno popolato l’Africa fin dalla comparsa dell’Homo Sapiens 200 mila anni fa, e con tutta probabilità anche prima. La curiosa caratteristica che accomuna molte storie, sta nel fatto che il tesoro a cui il drago si trova di solito a guardia, o che è in grado di elargire all’eroe di turno, non consiste in monete o gioielli, ma nella semplice acqua.

Isa Bere è un drago antichissimo. Riuscì a bersi tutto il fiume Niger, in Africa Occidentale. Lo sconfisse il mitologico re Samba, dopo una battaglia durata otto anni. Dal mostro sventrato rifluirono le acque.
In Congo troviamo il mito di Nguma-monene, un serpente asssassino del quale qualche avventuriero asseriva di aver trovato dei resti all’inizio degli Anni Settanta.
Il Serpente Arcobaleno compare anche qui, come creatore del mondo o generatore della acque e della pioggia, quanto mai preziosa nelle zone semidesertiche del continente.
Bida è un potente drago a guardia di una città al centro di un deserto. Il mostro chiedeva un periodico sacrificio di vergini, altrimenti avrebbe trasformato tutta la città in oro. Lo ucciderà il figlio del Re, alla ricerca delle nove tiare d’acqua custodite dal drago. Dalla pancia della bestia sventrata uscirà un fiume d’oro; è così che si sono formate le miniere in Sudafrica. Curioso, il disprezzo per il prezioso metallo, a beneficio dell’acqua, vero?
Olitiau è una lucerltola volante nata vicino a un lago. È portatrice d'acqua e venerata da tante popolazioni dello Zambia, Zimbabwe, Zaire, e Kenya, anche se spesso il nome cambia. Qualche volta ha ali da pipistrello.
Amphisbaena è un drago conosciuto dalle genti di Libia. Ha due teste, una sul collo e una sulla coda. Il suo sangue ha propietà rigeneranti.

L'uomo e il drago
Naturalmente ci sono molte altre leggende sparse per il mondo, molti paesi che non abbiamo visitato, ma sta di fatto che il mito del mostro rettile sembra proprio antico quanto l’umanità stessa. Dovunque sia stato e ovunque andrà l’uomo, con lui ci sarà sempre un drago.
Questa è la versione 'lo-fi' del Forum Per visualizzare la versione completa clicca qui
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 10:00.
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com