Mostri saggi al di là della manica

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zara90
00domenica 9 settembre 2007 10:31
L’interpretazione del drago da parte della mitologia cristiana è indubbiamente negativa. Il drago non compare solo nei bestiari medievali, ma faceva già parte della cultura occidentale fin dalla Grecia classica. Nell’epopea di Giasone e dei suoi argonauti per la conquista del vello d’oro c’è un drago. Il titano Tifone era descritto con la forma di un drago a nove teste.

Per la Cristianità, quasi fino all’avvento dell’Illuminismo, certamente almeno fino al primo Rinascimento, una creatura era tanto più vera, reale, quanto più riusciva a rappresentare l’Opera Divina o il Demonio. Il drago, che ha sempre avuto forma rettile e caratteristiche malvagie fin dai classici, non ha avuto alcuna possibilità fin dall’inizio: non poteva essere altro che una creatura malvagia, una rappresentazione del Male o del Demonio al pari del basilisco.

E così, almeno fino all’avvento della letteratura fantasy moderna, almeno dopo Tolkien quindi, e siamo a metà del ventesimo secolo, noi occidentali (a oriente è tutta un’altra storia) abbiamo sempre avuto un’immagine negativa del nostro scaglioso bestione.
zara90
00domenica 9 settembre 2007 10:34
mostri buoni (finalmente!!)
Eppure non e stato così proprio per tutto l’occidente, e i draghi hanno avuto i loro momenti di gloria anche nella vecchia Europa.
La cosa è particolarmente valida al di là della manica, in special modo in Irlanda, dove le popolazioni celtiche subirono le influenze della cultura romana e germanica in misura assai minore del reso d’Europa. Il motivo è molto semplice: la verde Irlanda non ha subito invasioni serie almeno fino al VI secolo dopo Cristo, quando san Colombano (540 circa — 615 d.C.) evangelizzò la regione dopo un primo tentativo di san Patrizio (390 — 461 d.C.).
Non che prima di allora non esistesse una Chiesa Celtica (famosa la tipica croce), importata forse dall’Aquitania, ma questo relativo isolamento culturale fece sì che la mitologia celtica del luogo mantenesse forti radici nell’immaginario collettivo. Per gran parte del medioevo furono mantenuti l’amore per la natura e i luoghi fiabeschi anche negli insegnamenti cristiani, tanto più che di martiri in Irlanda quasi non ce ne sono, come se il modello cristiano si fosse pian piano fuso con la cultura locale.

E per i Celti il drago era l’animale più forte, più sacro, il simbolo del comando e della figura del leader. Pendragon è la parola celtica per indicare il capo. Ma anche simbolo di protezione e ricchezza; il drago e il tesoro, non come mostro da superare o prova per l’eroe, ma come supremo guardiano.
Niente di strano per popoli la cui cultura è stata fortemente impregnata di misticismo, coi suoi druidi e simboli magici; e dove fiabe, leggende e racconti popolari come quelli dell’eroe Cù Chulainn hanno incantato tante generazioni.

Naturalmente, stiamo parlando di una mitologia estremamente varia e frammentata, in un paese che ha conosciuto pochi anni della sua storia senza conflitti interni. Forse è proprio questi motivi per cui esercita tanto fascino su scrittori e cineasti.
I culti dei Celti, e si tratta di almeno dodici secoli di storia, cioè dal V secolo a.C. fino all’avvento della Cristianità, hanno sempre riguardato una figura simile al serpente, che piano piano ha cominciato ad assumere caratteristiche sovrannaturali, fino a essere assimilata alla figura del drago.

I draghi irlandesi sono draghi di terra e di acqua, e spesso hanno un aspetto serpentino. I più antichi possono non avere zampe, ma è più raro che manchino delle ali. Simili ai draghi orientali, nelle pitture più antiche hanno corna ramificate, e nelle leggende sono creature dedite alla protezione dell’eroe di turno e depositari di grande conoscenza.
Non hanno sputato fuoco finché non sono venuti a contatto con la cultura del continente; spesso hanno le ali e sempre le corna.
Tutto questo lo sappiamo dai pochi reperti in un alfabeto fatto di segni chiamato agamico e, in special modo, dai vari monili quali bracciali e collane rinvenuti dagli archeologi.

Il dio Cernunnos, “Il cornuto” (fa ridere solo noi italiani) veniva chiamato anche Hu Gadarn ed era il simbolo della fertilità, degli animali, della natura e dell’abbondanza e veinva adorato anche nell’attuale Galles e in Gran Bretagna; compare già nel periodo preromano. Poteva assumere l’aspetto di qualsiasi animale ma veniva spesso raffigurato con corna simili a rami o a zampe dalle molte dita.
Cernunnos tiene in una mano un torquis (anche torc o torque, "ritorto", uno dei gioielli preferiti dai Celti, simbolo di libertà) e nell’altra stringe un piccolo drago o serpente anche lui con le corna. Spesso il nostro antichissimo dio ha il suo amico rettile ai piedi o al collo, e le corna non mancano mai perché presso i Celti sono simbolo di grande virilità (pensate un po’!).
Con le loro rappresentazioni della ricchezza, dell’abbondanza e della vita Cernunnos e il suo traghetto sono indubbiamente figure positive.

Quindi è sbagliato associare la mitologia irlandese solo con lepricauni e magici omettini con la pentola d’oro in fondo all’arcobaleno, perché in letteratura e in architettura non manca di certo la figura del drago.
zara90
00domenica 9 settembre 2007 10:35
fiabe all'ombra del quadrifoglio
Leggenda vuole che nel Connacht, una provincia occidentale dell’Eire, la meno vasta per territorio, vivesse un drago. Il bestione custodiva un albero magico della conoscenza che sorgeva su un’isola al centro di un grande lago.
Viveva sotto l’acqua e attaccava solo se qualcuno cercava di recare danno al suo albero magico. Non cattivo, ma custode del sapere. Purtroppo fu ucciso da un principe di nome Froech (nome che in qualche dialetto della nostra penisola strappa un bel sorriso).
La questione fu che il nostro bel principe, come un nordico Prometeo, voleva un ramo dell’albero per acquisire la conoscenza, per scoprire come sposare la ragazza di cui era innamorato. Riuscì nell’impresa e venne a sapere che Maeve, la madre della sua amata Findabair, lo voleva morto. La futura suocera era un po’ iettatrice perché il drago spuntò dalle acque e lo uccise, non prima di finire trafitto anche lui dalla spada dell’eroe.
Alla bella non restò che piangere l’amato.

In Irlanda in effetti, si tende ad associare a ogni grosso specchio d’acqua il suo bel drago. Si tratta sempre di leggende di maghi e cavalieri, di dame e bestioni dal corpo scaglioso. Animali che, puntualmente, qualcuno è pronto a giurare di aver visto, magari da bambino, in una giornata nebbiosa.
Un’altra interessante caratteristica delle leggende irlandesi è al capacità di antichi druidi o streghe di trasformarsi in drago. Ancora una volta, al contrario della mitologia medievale cristiana, la cosa non ha necessariamente accezione negativa e se si parla di maghe, non hanno niente a che fare col Demonio.

Una strana credenza parla dai gatti: un tempo si pensava fossero draghi sotto altre sembianze. Motivo per cui non muoiono mai anche se cadono da grandi altezze (altro che nove vite). Si credeva che i graffi di un gatto potessero essere velenosi proprio perché causati da artigli di drago.
La valle dello Shannon si è formata dopo che il drago Ollipeist è fuggito, cacciato dalla figura mitico-storica di san Patrizio.

I draghi irlandesi compaiono, ovviamente, anche nei vari miti dei Celti, come nelle storie sui Thuatha Dé Danann, mitica stirpe divina che abitava l’Irlanda prima dell’arrivo dell’uomo, o nei racconti del dio Lugh e di Brigit, dea del fuoco e del Sole, le cui leggende poi hanno finito per avere come protagonista santa Brigitta.
zara90
00domenica 9 settembre 2007 10:36
i draghi del regno unito
Quando Caio Giulio Cesare (Roma, 101 — 44 a.C.) attraversò la manica, trovò ad accoglierlo quelli che in seguito furono chiamati Britanni. Le origini preistoriche di quel popolo sono controverse e in gran parte avvolte dalla nebbia, che da quelle parti non manca mai.

Fatto sta che i Britanni erano piuttosto abituati alle invasioni, visto che le tribù celtiche del continente e d’Irlanda bussavano alle porte delle loro capanne un giorno sì e un giorno no. Quando arrivò Cesare, la cosa andava avanti da quattro o cinque secoli, tanto che i Britanni avevano già inglobato una certa quantità di cultura celtica.

Tempo dopo le discussioni si spostarono fra Chiesa Celtica e Romana, la prima più incentrata su elementi esoterici, amore per la natura e un certo gusto per le leggende fantastiche. Dopo tutta una serie di avvenimenti storici comprensivi di invasioni di popoli germanici tipo i Sassoni e gli Angli, siamo intorno all’anno mille e già il mito di re Artù (forse realmente esistito), che alle leggende celtiche deve molto (è figlio di Uther Pendragon), si diffonde a macchia d’olio. Nel 1180 Chretien de Troyes scrive il Perceval.
Tanto più che c’è ancora in giro chi ricorda un certo dio celtico Artaios.

Nelle sue infinite incarnazioni il mito di Artù comprende qua e là la presenza di qualche drago, e non mancano i draghi buoni, depositari della saggezza.

La cosa deriva anche dalle invasioni teutoniche di cui sopra. I popoli germanici infatti portavano spesso e volentieri draghi sui loro scudi, anche se non avevano una concezione positiva dell’animale. Come spesso accade ai guerrieri volevano far paura al nemico. E invece col nemico hanno finito per mischiarsi, i monarchi inglesi hanno cominciato a usare il nostro scaglioso amico come emblema, e il drago è diventato il simbolo del Galles, tanto che figura sulla bandiera. In realtà, in origine si trattava di un serpente che in antico gallese si chiamava Dewi. Il nome del drago del Galles è Y Ddraig Coch.

Le genti di Inghilterra e Galles hanno assunto sempre più la figura del drago a loro simbolo, nel corso dei secoli, attribuendogli saggezza, furbizia e potenza. Più raramente, nel folklore, il nostro mostro è stato veicolo di morte e distruzione, anche se non mancano le volte in cui il Diavolo in persona è apparso sotto forma di drago.
In generale, in araldica il dragone inglese ha quattro zampe, la testa di un rettile e il dorso coperto di spuntoni taglienti. Spesso è raffigurato con la lingua di fuori. Ci sono draghi di svariati colori sugli stemmi, ma il colore più diffuso e quello che indica il grado più alto è il rosso. Ci sono dragoni rampanti, con tutte e due le zampe davanti alzate, dragoni passanti, con una sola zampa alzata, draghi con le zampe a terra, con le ali aperte o chiuse vicino al corpo, draghi con la coda arrotolata. I colori possono essere, oltre al rosso, oro, argento, blu, verde, nero e porpora.
Guivre è il nome del drago con ali e zampe, Amphiptere del drago serpente con ali senza zampe, Worm del drago senza ali e Wivern (nel fantasy moderno identificato con un animale unione di leone, pipistrello e scorpione) è il drago con le sole zampe posteriori; quello più probabile dal punto di vista anatomico-biologico, si può dire.
zara90
00domenica 9 settembre 2007 10:37
tutti i draghi della regina
Il Mabinogion è una raccolta di testi in prosa provenienti da manoscritti gallesi del medioevo, e contiene tutta una serie di racconti sui miti arthuriani e leggende di origine irlandese.
Ha origine da due manoscritti, principalmente: il Libro rosso di Hergest (Llyfr Coch Hergest) e il Libro bianco di Rhydderch (Llyfr Gwyn Rhydderch), entrambi risalenti al XIV e al XV secolo, anche se i testi originali si pensa risalgano a un periodo intorno all’anno1100.
Contiene tutta una serie di storielle zeppe di draghi: da Merlino che per costruire un castello deve liberare due draghi, uno rosso e uno bianco, all’antichissima leggenda di Lludd e di Llevelys, uno re d’Inghilterra l’altro di Francia, che per difendersi dalla peste devono avere a che fare con due draghi, uno inglese l’altro francese.

Le leggende popolari non mancano, è ovvio.
Lancilloto nel voler dimostrare il suo valore guerriero, una volta combatté contro un grande drago che pareva non avesse niente altro da fare che andarsene in giro a devastare città e villaggi. Una volta fatto fuori il mostro, il nostro eroe si accorse che nella cripta che faceva da casa al bestione c’era scritto: “qui verrà un leopardo che ucciderà questo serpente, e il leopardo sarà padre di un leone, che sarà il più grande di tutti i cavalieri”
E infatti dopo un po’ alla pur bella Elaine furono date le sembianze magiche di Ginevra. Lancilotto aveva un debole per la moglie di Artù e così nacque un figlio Galahad, destinato a diventare un grande cavaliere.
Drago cattivo o profetico?

Nel Derbyshire, vicino a Winlatter Rock, si narra che apparve un drago e la gente lo scambiò per il Diavolo. Il drago si adirò e decise di bruciare tutti. Ma un monaco oppose resistenza e si fermò su una roccia, coi piedi ben piantati davanti al bestione.
Al drago il monachello gli faceva un baffo: decise di proseguire. Ma il religioso si concentrò tanto e pregò con tanto fervore che il suo corpo divenne rigido come l’acciaio e i suoi piedi s’impiantarono nella roccia. Il bestione se ne tornò mesto nella caverna. L’impronta dei piedi del monaco è ancora là.

Knukers è il nome che gli inglesi danno ai draghi delle paludi. Nel Sussex ci sono dei pozzi d’acqua, sempre fredda d’estate ma che non congela mai in inverno, che emettono vapore durante la notte. Sono fenomeni di origine geotermica, ma si crede siano tane dei Knukers.
E l’elenco delle leggende potrebbe continuare all’infinito.

Infine, non possiamo non citare il film di culto Dragonheart, diretto da Rob Cohen nel 1996, dove uno splendido drago in computer grafica intreccia i suoi destini con il cavaliere Bowen (Dennis Quaid), in un’Inghilterra ancora intrisa del mito celtico del drago buono.
zara90
00domenica 9 settembre 2007 10:40
mostri di scozia
Anche la Scozia ha sentito, nel corso della sua storia, le influenze dei Celti, ma in misura molto minore, tanto più che l’antica popolazione dei Caledoni aveva ancora una sua identità culturale quando furono raggiunti dai Romani nel I secolo a.C.
E così, nonostante le sporadiche invasioni dei Celti avvenivano fin dal VI secolo a.C., i draghi scozzesi hanno mantenuto in linea di massima la connotazione negative tipica della cultura classica e cristiana dell’Europa continentale.

In generale vengono associati con l’acqua, un elemento selvaggio e romantico come la Scozia.
Morag è una specie di dinosauro marino, a volte simile a un cavalluccio protagonista di molte leggende, nelle quali di solito la bella di turno finisce per lasciarci le penne.
Il drago di Deerhust era una specie di serpente di enormi dimensioni, che attaccava il bestiame e distruggeva i villaggi. Il re decise di consegnare alla bestia la collina di Walton Hill, in attesa che qualcuno si decidesse ad affrontarlo. Un contadino che un giorno passava di lì, trovò addormentato il mostro. Con l’ascia che usava per la legna, lo decapitò

In un sito chiamato Dronley Burn c’è un’antica pietra di nome Martin Stone dove c’è raffigurato un uomo a cavallo che combatte un drago. Il drago è Dundee (non il tipo dei coccodrilli) e a suo tempo si pappò tutte e nove le figliole del contadino di turno. Tale Martin, che una delle ragazze se la voleva sposare, fece il suo dovere e uccise il drago. La pietra è ancora lì a ricordare l’evento.

Gli stoor worms sono creature acquatiche cui piace la carne viva. Vivono nei corsi d’acqua e nei fiumi. Alcuni dicono siano draghi acquatici, altro antichi dinosauri. Sono protagonisti di molte leggende locali.
Uno di questi mostri, il più cattivo di tutti, aveva l’alito velenoso e un insaziabile appetito. Si nutriva solo di vergini. Ogni volta che gli giravano i cinque minuti pretendeva di essere sfamato con 7 o 9 vergini.
Furono allora chiamati a raccolta tutti gli eroi. Naturalmente, nel momento del bisogno non si presentò nessuno. Solo un giovane, un contadino ignorantotto che aveva ambizione da cavaliere.
Il furbetto aspettò che il drago di addormentasse, e poi si fece un giro nelle sue interiora con un bel barile di torba infiammabile. Diede fuoco al tutto e se ne tornò da dove era venuto. Una volta svegliatosi, il mostro prese il volo, ma con quello che aveva in corpo cadde a terra e schiattò. La depressione generata dalla sua caduta è diventata il Mar Baltico. Quello che gli è uscito dalla bocca col suo ultimo ruggito sono diventata le isole Orkney, le isole Shetland e le isole Faroe. Il suo corpo è diventato la terra d’Islanda.

Naturalmente manca il mostro più famoso di Scozia, che nella sua vita da star è stato chiaccheratissimo. C’è chi dice che si tratta solo di un ceppo o della proboscide di un elefante; e c’è chi lo avvista un giorno sì e un giorno no. Nel giorno sì la macchina fotografica, però, se la dimentica sempre a casa.
Non è proprio un drago, ma, pare, un rettile marino dell’epoca dei dinosauri, forse della famiglia dei plesiosauri. Stiamo parlando del mostro di Loch Ness.
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