I draghi venuti dal nord
I draghi rivestono grande importanza nella mitologia germanica e norrena, che ha radici in popoli quali angli e sassoni e, in misura minore, in alcune leggende celtiche. Tentare qualche genere di datazione sarebbe lungo e noioso. Basti sapere che si tratta si un mitologia estremamente frammentata, che ha origini più antiche della caduta dell’Impero Romano e che ha finito per trovare la sua massima espressione nelle opere che raccontano le gesta dell’eroe Sigfrido, intorno al XII-XIII secolo.
Si deve senz'altro partire dal famoso Níðhöggr, che vive ai piedi di Yggdrasil, l’Albero della Creazione, con radici negli Inferi e i rami a sostegno del Cielo. Il serpente ha l’ambizione di riportare il creato nel caos e così mangia le radici di Yggdrasil. Questo quando non perde tempo a insultare l’aquila magica appollaiata sui rami dell’albero.
Questo drago avrà anche un ruolo fondamentale nella fine del mondo e nella caduta degli dèi, il Ragnarok. Porterà i morti fra le piume, mentre vola sul mondo nuovo che verrà.
Una storia di Beowulf, quando ancora è il re leggendario di una tribù germanica della Svezia chiamata Geati, e non il mitico eroe dell’omonimo poema epico anglosassone dell’XI secolo, parla di un mostruoso drago.
Si narra di uno schiavo fuggiasco che nelle sue peregrinazioni finisce per imbattersi in quello che sembra il tumulo di un antico re. Riesce a entrare, e si trova davanti grandi ricchezze d’oro, argento e pietre preziose, custodite da un enorme mostro serpentino, addormentato. Lo schiavo se ne esce alla chetichella, ma il drago può vedere e sentire tutto. Uno dei Geati ha violato il suo tesoro, e tutto il popolo pagherà. Trascinandosi fuori dalla caverna, il mostro semina morte e distruzione finché davanti a lui non si para il vecchio Beowulf. I due finiranno per uccidersi a vicenda.
Ma uno dei draghi più famosi della letteratura compare senz’altro nella Saga dei Nibelunghi, la storia dell’eroe Sigfido che ha origine nella tradizione orale germanica precristiana.
I testi di riferimento sono principalmente quattro: L’Edda, un gruppo di carmi (Islanda XIII sec.); la Saga dei Volsunghi, in prosa (Islanda XIII secolo); il Nibelungenlied (La Canzone dei Nibelunghi), poema epico (Germania XIII secolo); la Saga di Teodorico (Norvegia XIV secolo).
In particolare nel Nibelungenlied, di autore ignoto, si chiama Fafnir, terribile drago un tempo uomo vittima delle macchinazioni del malvagio Loki, dio dell’inganno figlio di Padre Odino.
Lo zio dell’infido Reginn, tentatore di Sigfrido, si chiamava Otr. L’uomo era un abile nuotatore e amava andare a pesca nelle cascate del nano Andvari, dove prendeva il pesce a mani nude.
Gli Æsir, la stirpe divina, videro Otr e lo scambiarono per un lontra. Loki non ci pensò su due volte e lo uccise. E così Reginn, il fratello Fafnir e il padre Hreidmar meritarono una compensazione per la morte del congiunto. Chiesero agli Æsir di riempire d’oro il corpo e ricoprire col prezioso metallo la pelle del defunto.
Loki riuscì a catturare il nano Andvari e gli chiese tutto il suo tesoro, in cambio della liberazione. Andavari accettò, me non voleva separarsi dal suo anello. Loki pretese anche quello, ben sapendo che era maledetto.
Quando la famiglia di Otr si accorse che una piccola parte della pelle del morto non era coperta d’oro, Loki risolse il problema con l’anello. Subito la maledizione si manifestò e Fafnir divenne un terribile drago, che uccise il padre e cacciò il fratello, per rimanere solo col tesoro.
Reginn chiese a Sigfrido di eliminare Fafnir, ma in realtà meditava di uccidere l’eroe. Per l’impresa gli forgiò anche una spada, Gramr, in grado di tagliare un’incudine. Odino, travestito da mendicante, consigliò di scavare tante fosse, nelle quali sarebbe fluito il sangue del drago. Sigfrido da buon eroe che si rispetti uccise il bestione, e fece il bagno nelle fosse dove era finito il sangue dell’animale. Ogni millimetro della sua pelle divenne invulnerabile, tranne una piccola parte sulla quale si era posata una foglia. Mangiare il cuore di Fafnir diede a Sigfrido la chiaroveggenza necessaria per scoprire le trame di Reginn, che finirà decapitato.
Tra il 1848 e il 1874 Richard Wagner (1813 — 1883) mette in musica il celeberrimo Anello del Nibelungo, in accordo con la riscoperta dell’interesse per la mitologia germanica nel Romanticismo nel XIX secolo.