Il Male incarnato

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zara90
00sabato 8 settembre 2007 23:28
Alito di fuoco e ali da pipistrello

I mostri medievali, in Europa, hanno avuto origine da fascinazioni classiche; nella Grecia antica e nell’Impero Romano il mito del drago si fonde con gli antichi culti del serpente e del basilisco dallo sguardo che uccide. Il Titano Tifone e il drago nelle avventure di Giasone sono solo un paio di esempi.

Senza dimenticare che la figura del malvagio bestione nell’immaginario medievale deve molto ai miti di origine germanica, dove il drago ha il ruolo di guardiano del proverbiale tesoro.

E allora il nostro mostro ha finito per uscire sotto molteplici forme dagli scrittoi dei monasteri per approdare nell’immaginario delle masse, in genere incolte, per essere filtrato da paure e superstizioni.

Gran parte della fauna che finì sui bestiari medievali, che per quanto era possibile avevano grossa diffusione, arrivava dal Naturalis Historia dello scrittore latino Plinio il Vecchio, vissuto nel primo secolo dopo Cristo.

Non c’è da stupirsi se i monaci di questa o quella abbazia, possiamo citare i monasteri di San Gallo, Cluny, Montecassino, fra i tanti, finivano per aggiungere un po’ di colore ai mostri della cultura classica. Con grande aiuto dei miniaturisti e degli scultori, che quasi preferivano rappresentare le varie forme animali del peccato, ugualmente e anche più accattivanti delle rappresentazioni della virtù

Il principe di tutti questi mostri peccaminosi era il drago, divenuto il simbolo di Satana stesso; sì, perché per l’uomo medievale una creatura fantastica se non rappresentava un aspetto della Divinità o del Demonio, non esisteva.

Nella stessa Apocalisse di Giovanni, il drago è il Diavolo: Drago ille magnus, serpens ambiguus, qui vocatur diabolus et Satanas (Gen., 12.9).

Nascono così tutti i miti moderni, partendo dalle mitologie antiche di questa o quella nazione.

Il drago è un mostro di terra e di aria che custodisce i tesori. Diventa simbolo del peccato in generale. E il fatto che nella Genesi a tentare Eva sia proprio un serpente, di certo non ha aiutato la fama del nostro scaglioso mostro.

Il generale i draghi medievali abitano sui dirupi, nelle caverne e in tutti i generi di anfratti sotterranei, ma non di rado anche nelle foreste e vicino ai vulcani. Insomma, qualunque luogo incutesse un po’ di timore all’uomo del medioevo, finiva per essere abitato da un drago.

Il viso da rettile, la coda da serpente magari usata per stritolare ce l’ha sempre avuta. Perfino l’alito mortifero, di solito al fuoco o all’acido non gli è mai mancato, fin dai tempi dei miti greci.

È invece solo intorno al XII-XIII secolo che cominciano a comparire nei manoscritti o nelle decorazioni di qualche chiesa i primi draghi con le ali da pipistrello. Ancora una volta viene scelta una specie animale che incute paura e suscita ribrezzo. Pur essendo mammiferi, i pipistrelli europei sono molto poco vicini nell’aspetto agli animali domestici o selvatici che un contadino è abituato a veder tutti i giorni. E l’essere sfuggenti e di abitudini notturne non li aiuta di certo.

L’iconografia del drago con le ali da pipistrello ha finito per avere un enorme successo, tanto che ancora oggi è quello l’aspetto radicato nell’immaginario collettivo occidentale. Il Lucifero di Dante nella Divina Commedia, che ha ali di drago, è una delle innumerevoli dimostrazioni.

Spesso le raffigurazioni vedono il drago appollaiato su un tetto la guglia di una chiesa, a rappresentare il peccato che è sempre in agguato nell’animo dell’uomo. Più o meno per questo motivo hanno avuto origine i gargoyle e i doccioni nelle cattedrali gotiche, la cattedrale di Notre Dame a Parigi su tutte; senza l’innominabile piacere degli autori nel realizzare mostri per scatenare la propria fantasia.

Con l’avvento della Cultura Provenzale e della Poesia Cortese, che esaltava le gesta cavalleresche degli eroi, la cultura popolare ha cominciato a veder il drago come l’antagonista ideale degli eroi.

Si è cominciato coi santi, naturalmente. Jacopo da Varagine era un santo cavaliere che uccise un drago che teneva prigioniera la figlia di un re. L’Arcangelo Michele e San Giorgio devono la loro fama a epici scontri con un drago. Niente di strano, visto che la dicotomia santo-mostro ben si prestava a tutta una serie di allegorie: male conto bene, virtù che trionfa sul peccato, la forza della fede contro la bestialità degli istinti, e così via.

Col passare del tempo e l’avvento della moderna scienza empirica, gli europei hanno smesso di credere ai draghi ma hanno continuato a sognarli, senza mai smettere di dar loro un posto di rilievo in favole e leggende popolari.
zara90
00domenica 9 settembre 2007 10:23
I draghi venuti dal nord
I draghi rivestono grande importanza nella mitologia germanica e norrena, che ha radici in popoli quali angli e sassoni e, in misura minore, in alcune leggende celtiche. Tentare qualche genere di datazione sarebbe lungo e noioso. Basti sapere che si tratta si un mitologia estremamente frammentata, che ha origini più antiche della caduta dell’Impero Romano e che ha finito per trovare la sua massima espressione nelle opere che raccontano le gesta dell’eroe Sigfrido, intorno al XII-XIII secolo.

Si deve senz'altro partire dal famoso Níðhöggr, che vive ai piedi di Yggdrasil, l’Albero della Creazione, con radici negli Inferi e i rami a sostegno del Cielo. Il serpente ha l’ambizione di riportare il creato nel caos e così mangia le radici di Yggdrasil. Questo quando non perde tempo a insultare l’aquila magica appollaiata sui rami dell’albero.
Questo drago avrà anche un ruolo fondamentale nella fine del mondo e nella caduta degli dèi, il Ragnarok. Porterà i morti fra le piume, mentre vola sul mondo nuovo che verrà.

Una storia di Beowulf, quando ancora è il re leggendario di una tribù germanica della Svezia chiamata Geati, e non il mitico eroe dell’omonimo poema epico anglosassone dell’XI secolo, parla di un mostruoso drago.
Si narra di uno schiavo fuggiasco che nelle sue peregrinazioni finisce per imbattersi in quello che sembra il tumulo di un antico re. Riesce a entrare, e si trova davanti grandi ricchezze d’oro, argento e pietre preziose, custodite da un enorme mostro serpentino, addormentato. Lo schiavo se ne esce alla chetichella, ma il drago può vedere e sentire tutto. Uno dei Geati ha violato il suo tesoro, e tutto il popolo pagherà. Trascinandosi fuori dalla caverna, il mostro semina morte e distruzione finché davanti a lui non si para il vecchio Beowulf. I due finiranno per uccidersi a vicenda.

Ma uno dei draghi più famosi della letteratura compare senz’altro nella Saga dei Nibelunghi, la storia dell’eroe Sigfido che ha origine nella tradizione orale germanica precristiana.
I testi di riferimento sono principalmente quattro: L’Edda, un gruppo di carmi (Islanda XIII sec.); la Saga dei Volsunghi, in prosa (Islanda XIII secolo); il Nibelungenlied (La Canzone dei Nibelunghi), poema epico (Germania XIII secolo); la Saga di Teodorico (Norvegia XIV secolo).
In particolare nel Nibelungenlied, di autore ignoto, si chiama Fafnir, terribile drago un tempo uomo vittima delle macchinazioni del malvagio Loki, dio dell’inganno figlio di Padre Odino.
Lo zio dell’infido Reginn, tentatore di Sigfrido, si chiamava Otr. L’uomo era un abile nuotatore e amava andare a pesca nelle cascate del nano Andvari, dove prendeva il pesce a mani nude.
Gli Æsir, la stirpe divina, videro Otr e lo scambiarono per un lontra. Loki non ci pensò su due volte e lo uccise. E così Reginn, il fratello Fafnir e il padre Hreidmar meritarono una compensazione per la morte del congiunto. Chiesero agli Æsir di riempire d’oro il corpo e ricoprire col prezioso metallo la pelle del defunto.
Loki riuscì a catturare il nano Andvari e gli chiese tutto il suo tesoro, in cambio della liberazione. Andavari accettò, me non voleva separarsi dal suo anello. Loki pretese anche quello, ben sapendo che era maledetto.
Quando la famiglia di Otr si accorse che una piccola parte della pelle del morto non era coperta d’oro, Loki risolse il problema con l’anello. Subito la maledizione si manifestò e Fafnir divenne un terribile drago, che uccise il padre e cacciò il fratello, per rimanere solo col tesoro.

Reginn chiese a Sigfrido di eliminare Fafnir, ma in realtà meditava di uccidere l’eroe. Per l’impresa gli forgiò anche una spada, Gramr, in grado di tagliare un’incudine. Odino, travestito da mendicante, consigliò di scavare tante fosse, nelle quali sarebbe fluito il sangue del drago. Sigfrido da buon eroe che si rispetti uccise il bestione, e fece il bagno nelle fosse dove era finito il sangue dell’animale. Ogni millimetro della sua pelle divenne invulnerabile, tranne una piccola parte sulla quale si era posata una foglia. Mangiare il cuore di Fafnir diede a Sigfrido la chiaroveggenza necessaria per scoprire le trame di Reginn, che finirà decapitato.
Tra il 1848 e il 1874 Richard Wagner (1813 — 1883) mette in musica il celeberrimo Anello del Nibelungo, in accordo con la riscoperta dell’interesse per la mitologia germanica nel Romanticismo nel XIX secolo.
zara90
00domenica 9 settembre 2007 10:25
mostri sotto le acque di Francia
I draghi francesi sono solitamente associati agli specchi d’acqua, sono creature che vivono in larghe caverne sotto i laghi e i fiumi dei quali zone come la Provenza, la Valle della Loira, La Bretagna e la Normandia sono ricche. Sono sempre malvagi, rapitori di bambini che servono da pasto ai loro giovani, o rapitori di donne mortali, uniche in grado di nutrire al seno l’insana progenie di drago.

Uno dei draghi francesi più conosciuti è Tarasque. Serpentino e dotato di sei zampe, coperto di squame dure come il ferro, Tarasque viveva sotto il Rodano, e infestava le valli provenzali dove scorre il fiume col suo terribile alito di fuoco. In quei tempi Santa Marta stava evangelizzando la zona, e decise di sconfiggere la bestia. Riuscì nell’impresa cospargendo il mostro di Acqua benedetta, per poi legarlo con le lunghe trecce che la giovane si tagliò. Tarasque venne poi portato in un villaggio vicino, dove gli abitanti si vendicarono lapidandolo. Da allora il villaggio ha preso il nome di Tarascona e oggi è una bella città.

Un altro celebre bestione in terra di Francia è senz’altro Gargouille, brutale drago dall’insaziabile appetito per uomini e animali, particolarmente attivo nella città di Rouen. Fu ucciso dall’arcivescovo di Rouen, san Romanus.
Nelle regioni alpine di Francia un tempo c'era Vuivre, il più bello di tutti i draghi. Coperto da scaglie lucenti che scintillavano come i diamanti, col dorso e la testa decorati da magnifiche perle. Aveva un unico occhio, un rubino di fuoco incastonato nel centro della testa. Vuivre era pressoché invulnerabile, tranne una notte dell’anno, quando il bellissimo animale si toglieva il rubino per far un bagno nel lago vicino alle rovine dell’abbazia che erano la sua casa. Diventava così momentaneamente cieco.

Con tutti questi mostro cattivi in giro, bisogna ammettere che in Francia è stato commesso anche qualche errore. Melusine, un drago innamoratosi di una donna, decise di prendere forma umana e vivere col suo amore e bambini di lei. Purtroppo il popolo lo scoprì, e Melusine si vide costretto a riprendere le sue sembianze rettili e a portare i bambini con sé.
zara90
00domenica 9 settembre 2007 10:28
Il più famoso cacciatore di draghi della storia
San Giorgio e la lotta col drago è senz’alto una delle leggende più rappresentative della visione medievale di questi mostri.
Simbolo della lotta del Bene contro il Male, la storia di San Giorgio riesce in qualche modo a incarnare gli ideali di coraggio della cavalleria, cosa che gli garantisce grande diffusione almeno fino al tempo della Letteratura Cortese, ma è anche ricca di componenti gotiche e mostruose, così da permettergli di essere riscoperta durante il Romanticismo. Non per niente San Giorgio è uno dei santi più venerati in tutto il mondo, e uno di quelli a cui sono state dedicate più chiese; senza contare le infinite opere artistiche.
Sulla figura storica del santo c’è poco da dire, dato che non si è nemmeno sicuri della sua esistenza. Qualcosa ci viene dal famoso Passio Giorgii, un documento agiografico del III secolo che lo vorrebbe originario della Cappadocia.

Molto più interessante è invece la componente folkloristica, la Leggenda Aurea.
L’origine della leggenda si fa risalire a qual marasma storico che furono le Crociate dell’XI e XII secolo, quando chiaramente il fascino del drago sconfitto finì per ispirare tanti uomini d’arme, più o meno autenticamente mossi da Fede Cristiana.
Fatto sta che ebbe fin da subito enorme diffusione e successo, in Europa come in Egitto e Oriente.
In Italia San Giorgio è ancora oggi venerato a Roma, Bologna, Milano, Genova e Gubbio. È patrono della città di Barcellona, del Portogallo e d’Inghilterra; in Germania si crede abbia reso taumaturgiche le acque di alcuni luoghi sacri. La Georgia negli States porta il suo nome. Gli sono intitolati un’infinità di ordini cavallereschi. Il più famoso, l’Ordine della Giarrettiera è in realtà, appunto, l’Ordine di San Giorgio.

Ma vediamo qual è la sua storia.
Innanzi tutto il nostro San Giorgio è sempre visto come un eroico cavaliere in armatura, e come tale viene rappresentato.
Tutto comincia nella città di Selem, in Libia, dove sotto un lago viveva un malvagio drago. Il mostro chiedeva agli abitanti della città due pecore al giorno, pena morte e distruzione tramite alito incendiario. Finite le pecore, i poveracci dovettero cominciare a sorteggiare gli esseri umani.
Capitò che fu estratta la figlia del Re. La popolazione non ne volle sapere delle scuse e delle offerte del sovrano, e mandò la giovane dal mostro.
Come capita solo nelle leggende, un giovane cavaliere di nome Giorgio passava giusto da quelle parti. Mentre la giovane era lì sul bordo del lago ad attendere la morte, il drago uscì più terribile che mai per consumare il proprio pasto. Da buon eroe, Giorgio trafisse il mostro con la lancia. Però la bestia non morì, e il cavaliere ebbe la brillante idea di chiedere alla giovane di legare la cintura al collo del drago, per poi portare il cuccioletto un tantino cresciuto in città, come se fosse un cane da passeggio.
Tutti fuggirono atterriti, ma Giorgio era fermo nei suoi intenti. Se gli abitanti si fossero convertiti alla fede in Cristo, egli li avrebbe battezzati e grazie alla forza datagli da Dio avrebbe ucciso il mostro. E così fece.

povero draghetto... non aveva fatto (quasi) niente di male... perchè i draghi devono sempre essere visti come gli antagonisti?? [SM=x1349884]
Kylia92
00venerdì 12 ottobre 2007 16:46
é ingiusto! [SM=g10218]
zara90
00venerdì 12 ottobre 2007 18:32
per fortuna in seguito si riscattano.

ben tornata! [SM=g1343679]
Stefyx93
00venerdì 12 ottobre 2007 20:51
Alla riscossa!! [SM=g8467]
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