I figli del celeste impero

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zara90
00sabato 8 settembre 2007 23:19
Fra cielo e terra

Che l’uomo si consideri in qualche modo superiore a tutti gli animali è storia antica. Qualcuno ci addita come la specie più evoluta, e per molti potrebbe essere difficile dargli torto. Eppure ci sono creature sulla Terra che sono le stesse o quasi da milioni di anni, come libellule e formiche, comparse su questo pianeta più di 300 milioni di anni fa; o gli squali, ancora più antichi, e i piccoli rettili come le lucertole, appena più recenti. Il sospetto che saranno ancora qui dopo che l’uomo sarà un ricordo fossile catturato da un pezzo di roccia e le sue città e invenzioni solo polvere, c’è, ed è legittimo.

Quanto più l’umanità ha preso coscienza di sé, tanto più ha perso il rispetto per il mondo animale. Questo vale un po’ per tutte le società umane; eppure volgendo lo sguardo a oriente troviamo ancora tracce di un tempo in lo capivamo davvero: siamo meno di un battito di ciglio nella storia di quell’evoluzione che dura da più di tre miliardi e mezzo di anni.

Per la mitologia cinese gli animali hanno avuto tanti significati, magici e antichi, che nel pasasto hanno indotto paura, rispetto e venerazione.

Il più grande, quello che racchiude in sé tutte le caratteristiche più positive delle creature di questo mondo, ha ancora oggi un posto d’onore nel cuore degli uomini: il drago.

Le origini del mito del drago nella cultura cinese hanno origini antichissime e finiscono per perdersi nella preistoria.

E allora diventa impossibile dare un’origine al culto del drago in oriente: forse deriva da tribali adorazioni del coccodrillo o della lucertola, da racconti intorno al fuoco di un qualche dio in forma di cavallo che corre fra le nuvole, o magari da una notte di pioggia sotto il tetto di paglia di una palafitta sulle rive del Fiume Giallo, mentre il dio serpente striscia nelle acque, in attesa delle sue prede, i fragili cuccioli dell’uomo.

Fatto sta che si è cominciato ad adorare un animale potentissimo, dal corpo sinuoso, con zampe e scaglie di serpente. Ancora oggi i bambini nati nell’anno del serpente sono, nella tradizione popolare, i figli del piccolo drago.

Certo, qualche datazione approsimativa si può fare: per esempio, secondo le ultime teorie, la civiltà neolitica Yangshao, contribuì a diffondere le prime tecnologie in Asia fin dal 3000 a. C., già adorava qualcosa di molto simile a un drago.
Queste conoscenze ci arrivano più che altro dalle raffigurazioni trovate sui reperti archeologici e da antichi testi come il Libro dei Monti e dei Mari (Shanhai jing), un’opera che raccoglie i resti molto frammentati di testi molto diversi fra loro, che spaziano dalla mitologia alla filosofia, dalla medicina all’araldica; il tutto più o meno databile in torno al IV secolo a.C.

Long (o Lung), il drago, protettore dell’Est, è il collegante fra il Cielo e la Terra, fra il divino e il mortale. Long è vapore acqueo, che scorre fra il suolo e le stelle e li congiunge in un unico elemento. Non per niente, il drago Long divenne ben presto un simbolo di regalità, tanto che al suo mito si fa risalire cambiamento di una cultura basata sull’appartenenza al clan all’individualismo del culto degli antenati.

Nel Libro dei Monti e dei Mari, Yinglong (il drago Ying) è il dio della pioggia e della siccità, e ubbidiva agli ordini del mitico Huang Di, l’Imperatore Giallo.

C’è sempre una forte associazione del drago con l’acqua, quindi, che è portatrice di vita, ponte far terra e cielo ma anche veicolo di distruzione, all’occasione. Pensiamo ai disastri che provocano le piene del Fiume Giallo ancora oggi.

E così ogni imperatore della Cina ha cominciato ad annoverare fra i propri progenitori un drago, fin dalla primisimma dinastia ereditari, gli Xia (2100-1800 a.C.), per dimostrare la propria origine divina. Ma l’immagine del drago come viene ancora oggi tramandata si è fissata più o meno durante la dinastia Song, che regnò sulla Cina dal X al XIII secolo dopo Cristo, dopo il tumultuoso periodo detto delle Cinque dinastie e Cinque Regni.
zara90
00sabato 8 settembre 2007 23:20
L'animale perfetto
Ma che aspetto aveva e ha tutt’ora questo Long? Come abbiamo detto corpo sinuoso, serpentino, coperto da squame di pesce indistruttibili, separate fra loro da ciuffi di pelo setoso. Le zampe sono quelle della tigre, e hanno cinque artigli di falco o aquila. Il cranio baffuto è simile a quello del cammello e le orecchie sentono come il placido bue, mentre gli occhi sono quelli del gambero. Tutte le caratteristiche migliori di ogni animale quindi, o almeno così dice la mitologia.

Viene spesso rappresentato con una perla tra gli artigli, simbolo di purezza e saggezza; ma anche di ricchezza e divinità.

Long nasce da un uovo e da piccolo sembra un serpentello.

Fatto sta che il drago ha un aspetto volutamente spaventoso, perché rimane un simbolo di forza, ma anche saggio e veloce. Long domina la natura, viaggia nel cielo di mezzogiorno perché è al di sopra dell’ora più calda della giornata, e portano il suo nome tutte le cose più sacre e potenti, come il trono dell’imperatore, il Trono dei Draghi. Ecco quindi che da simbolo della potenza della natura riesce in qualche modo a diventare simbolo dell’uomo (l’imperatore) che domina su tutto e tutti. Le zampe del drago cinese hanno cinque artigli perché il grado dell’imperatore è il più alto, il quinto.

Durante le ultime tre dinastie, Yuan, Ming e Qing (più di settecento anni di storia), fu decretato per legge che soltanto la famiglia del divino imperatore poteva portare il simbolo del drago, che cominciò così a essere rappresentato dovunque nella vita del sovrano, in ogni più piccolo particolare della Città Proibita (sede dell’imperatore), dagli utensili di tutti i giorni alle vesti ufficiali. Tanto più che il Celeste Impero (la Cina, appunto), finì per assumerlo come simbolo anche sulla bandiera, vicino a un sole rosso su sfondo giallo.

E infatti in quella che un tempo era la Città Proibita ancora oggi si può ammirare dalle parti del Lago del Nord a Beijing lo jiu long bi, lo Schermo dei Nove Draghi, una costruzione in ceramica policroma di rara bellezza, dove le nove creature si avviluppano in una strana danza davanti a un cielo pieno di nubi.

E infatti, secondo le credenze popolari, le principali specie di drago sono proprio nove.
zara90
00sabato 8 settembre 2007 23:22
tutti i draghi della Cina
Imperatore o non imperatore il popolo cinese non ha mai smesso di usare il drago come attore principale nel proprio folklore.

La frammentazione linguistica e culturale della Cina, associata al numero di abitanti, non permetterebbe un elenco di tutte le varie credenze, leggende, motti e superstizioni sui draghi nemmeno avessimo a disposizione lo spazio dedicato ai contenuti dell’Enciclopedia Britannica. Comunque, il drago si trova in quasi tutte le strutture architettoniche antiche e non, ed è protagonista di gran parte delle feste popolari, Capodanno su tutte.

Basti sapere che il drago viene considerato come grande simbolo di fortuna.

I cinesi, inoltre, considerano il numero più fortunato il nove, e infatti i tipi di draghi cinesi sono nove.

Abbiamo il drago celeste Tianlong, protettore della dimora degli dèi della mitologia cinese. Narra la leggenda che in epoca remota l’Imperatore del Cielo, vedendo che gli uomini erano malvagi, provocò un’enorme inondazione (vi ricorda qualcosa?). Le case vennero spazzate via e ben presto tutta la Cina finì per essere sommersa dall’acqua. Un giovane eroe in carriera, Da Yu, forse per sincera bontà di cuore, forse per emulare il padre Gun, anch’egli un idolo delle folle, ebbe pietà degli uomini e chiese di intervenire. L’Imperatore del Cielo decise che noi poveracci avevamo sofferto abbastanza e diede a Da Yu una gigantesca tartaruga e un drago per risanare la Terra. Con la tartaruga e lo Xirang, una specie di terra magica in grado di domare le acque, Da Yu riuscì nella sua impresa e il drago creò i fiumi e i laghi per rendere la terra fertile; i poveri umani poterono festeggiare lo scampato pericolo. Quelli rimasti, almeno.

Il drago dei tesori nascosti Fucanglong tiene fede al suo nome e richiama miti più occidentali, a ulteriore della tesi secondo cui almeno in piccola parte al mitologia cinese ha punti in comune con quella greca e germanica (dove i mostri a guardia di tesori abbondano). Il tutto è dovuto a un’invasione della Cina circa tremila anni fa da parte di un popolo indoeuropeo chiamato Tokhariani dagli studiosi e Quan-Rong dai cinesi; rong è il barbaro occidentale.

Il drago serpente (il drago “arrotolato”) Panlong mantiene l’antico legame con le acque dei suoi antenati mitologici: vive sotto i mari e i fiumi. Nelle leggende popolari quasi ogni fiume o lago ha la sua personificazione in un drago; un concetto ripreso poi dai giapponesi nel mito dei kami.

Il drago giallo Huanglong ha una particolare importanza mitologica dato che è colui che emerse dalle acque come il Sole per insegnare al primo mitico sovrano cinese Fu-Shi la forma d’arte e d’espressione più importante per gli orientali: la scrittura.

Lo stesso Fu-Shi, colui che diede a Da Yu lo strumento per misurare il mondo, era sposato con Nu-Kua.

I due vengono raffigurati con code di drago intrecciate; lui ha in mano il compasso simbolo del Cielo, lei la squadra, simbolo della terra.

Il drago alato (si era già capito, al contrario di quelli occidentali, di solito, i draghi cinesi non hanno ali) ha a che fare col vento e si chiama Yinglong. Può essere identificato con Fei Lian, dio cinese che trasporta i venti in un sacchetto. Può assumere la forma di un drago dalla testa umana, con le ali e una coda di serpente. Nella sua forma umana si chiama Feng Bo. È una testa calda, ma il più bravo arciere del mondo, Shen Yi, lo tiene sotto controllo.

Il re dragone, a capo di un quartetto di suoi simili (a volte è sempre lui grazie a una sorta di dono dell’ubiquità), sta a guardia dei quattro mari e controlla i quattro punti cardinali. Ebbe molto seguito durante la dinastia Tang (618-907 d.C.).

Il dragone spirituale ( drago-spirito) Shenlong comanda i venti e le piogge. È a lui che la superstizione popolare si rivolge in caso di siccità. Esaudisce i desideri.

Il drago del sottosuolo (o delle profondità della Terra) Dilong vive sottoterra e ha accezioni vagamente negative, a seconda del mito.

Infine c’è il drago cornuto, che viene chiamato Jiaolong ed è quello che si identifica con l’imperatore. È il più potente dei nove, può produrre la pioggia ed è il simbolo dell’Est e del Sole. Si accompagna spesso alla fenice, con la quale appartiene a un mitologico quartetto molto importante per gli orientali.

"Coloro che hanno lo Spirito” sono Bai Hu la tigre (o l'unicorno Ki-Lin), capo delle bestie coi peli e guardiana dell’Ovest; Gui Xian, una tartaruga, sta a Nord e rappresenta gli animali con la corazza; lo scaglioso Long protegge l'Est e con la fenice piumata Feng del Sud forma una specie di doppio mitico.

"Il drago che si alza e la fenice che plana" è un modo di definire un uomo di grande cultura.

Un uomo a cavallo di un drago e una donna che vola su una fenice rappresentano la coppia perfetta.

A ognuno dei nove tipi di drago viene associato un particolare cucciolo, ciascuno con una propria rappresentazione caratteristica: si va da Bixi che somiglia a una tartaruga gigante a Suanni, un leone fumate. I nove cuccioli sono stati molto usati nelle decorazioni architettoniche.

Non bisogna confondere i nove dragoni buoni col piccolo Tan, simile a Long, personificazione dell’avarizia.
zara90
00sabato 8 settembre 2007 23:24
vita da drago
Non mancano tutta una serie di traghetti minori, classificati proprio come se fossero una specie animale. Ma non ditelo ad alta voce se ne vedete uno, potrebbe offendersi.

Nella classificazione dei draghi cinesi sono importanti i colori, che hanno un loro significato simbolico molto complesso, tanto diverso da quello di noi occidentali.

I draghi neri vivono a nord. Sono causa delle tempeste perché si scontrano fra di loro nel cielo. Vivono mille anni.

I draghi blu hanno il manto del colore più puro che si possa immaginare, portano la primavera e prevedono il futuro. Vivono a est.

I draghi gialli sono solitari e compaiono solo quando c’è bisogno di loro. Tuttavia sono i più diffusi e i più amati.

I draghi rossi stanno a ovest e come i draghi nero causano le tempeste coi loro combattimenti.

I draghi bianchi sono i più rari, vivono a sud e sono il simbolo della morte.

I draghi ci mettono cinquecento anni per diventare grossi e altri cinquecento perché gli spuntino corna o artigli. Possono assumere forma umana, hanno un rigido codice d’onore ma accettano offerte per placare la loro ira. Possono avere un bel caratterino, non tutti sono saggi, ma non sono mai infidi o meschini, nemmono i più malvagi. Un drago incute sempre rispetto e ispira venerazione.

Non disdegnano di farsi quattro passi tra i mortali, quando ne hanno voglia.

Non sono tutti invincibili. Per svariati motivi temono il ferro, la cera d’api, i millepiedi, le tigri e i filamenti di seta dei loro cinque colori: rosso, giallo, blu, nero e bianco.

Naturalmente non mancano tutta una serie di personaggi-drago che popolano leggende più o meno tragiche o spiritose e vengono usati per decorare gli oggetti più disparati.

P’u lao è lo strillone del gruppo, che emette urla assordanti quando viene attaccato. Di solito lo si trova raffigurato sui gong.

Ch'iu-niu è meno chiassoso e più dolce, perchè è il drago della musica che fa bella mostra di sè intagliato sugli strumenti musicali.

Pi his è il drago della parola scritta e lo trovi sulle copertine dei libri antichi o sulle ancora più vecchie tavolette di pietra. Pa hsia è il più forte e protegge i monumenti e le costruzioni.

Chao feng è il più coraggioso e protegge I templi. Ha a che fare col fuoco e somiglia alla fenice.

Ch’ih wen viene rappresentato sui piloni deiponti per proteggerli dagli incendi. È un drago d’acqua.

Il più feroce è Yai tzu. E lo si trova intagliato sulle else delle spade.

Pi han lo trovi sulle celel delle prigioni, ed è facile all’ira.

Suan ni è un tranquillone e un saggio, che si limita a guardare il mondo che gli scorre davanti agli occhii viene spesso raffigurato ai piedi di Buddha.

Se ne vedete uno, nei vostri viaggi a Oriente, ora forse saprete come chiamarlo. [SM=g1343696]
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